Benvenuti al primo appuntamento di RecenSara, la rubrica di cinema a base di recensioni che esplora il mondo delle piattaforme streaming alla ricerca di prodotti, vecchi e nuovi, da consigliarvi (o sconsigliarvi).
Oggi parliamo di una serie tv da poco uscita su Netflix: “Generazione 56K“, la nuova serie tv prodotta da Cattleya in collaborazione con i The Jackal. Creata e ideata da Francesco Ebbasta, “Generazione 56K” segue le vicende di Daniel e Matilda in due momenti delle loro vite: nel 1998, quando i due ragazzi si trovano alle medie, alle prese con le prime cotte, i primi baci, le prime pulsioni; e ai giorni nostri, dove Matilda e Daniel, trentenni, affrontano la vita adulta, tra lavoro, relazioni e sogni. Sullo sfondo l’evoluzione tecnologica che in poco più di vent’anni è passata dal modem 56k alle app di incontri.
Una boccata d’aria fresca
“Generazione 56K“ era quel prodotto di cui l’Italia aveva bisogno, che dimostra come si possano fare prodotti di qualità leggeri ma non per questo banali. Perché se c’è una cosa a cui ormai abbiamo fatto l’abitudine è la proporzionalità diretta tra qualità del prodotto e drammaticità e pesantezza degli argomenti trattati. Così, più il film o la serie ti fa venire voglia di tagliarti i polsi per la drammaticità degli eventi raccontati, più l’elemento qualità assume rilevanza. La leggerezza è lasciata a prodotti sempre più trash, al cui confronto “Gli occhi del cuore 2” era un capolavoro. Se ci si concentra sul catalogo italiano di Netflix poi si nota una tendenza ai teen drama scritti da adulti che non sono adolescenti da un quarto di secolo. Insomma, se vuoi la qualità devi subirti anche il dramma (morte, guerra e violenza le più gettonate). Se vuoi guardare qualcosa di leggero, dovrai accontentarti di film e serie tv tutte uguali, spesso al limite dell’inguardabile.
In mezzo a tutto questo, “Generazione 56K” è una boccata d’aria fresca. Una serie tv leggera e attuale che riesce a non finire nel mucchio come ennesimo prodotto mediocre. Senza peccare di tracotanza e senza tante pretese, il team dei The Jackal, guidato da Francesco Ebbasta, ha dato vita ad un racconto generazionale ben strutturato, coerente e verosimile. Non è un prodotto perfetto, non fraintendetemi. Però è un prodotto che funziona. Il motivo? Da un lato, la sua atmosfera leggera, di evasione in un periodo storico in cui ne siamo un po’ a corto; dall’altro, il fatto che a raccontarci la generazione Y sia proprio la stessa generazione Y.
Una storia che non vuole sorprendere ma raccontare
“Generazione 56K” non brilla per essere una storia densa di colpi di scena. Siamo all’interno del genere della commedia romantica e, senza prenderci in giro, sappiamo benissimo che il lieto fine sarà d’obbligo. A tenerci incollati fino alla fine è il modo in cui viene raccontato il raggiungimento di quel lieto fine. Di questo “Generazione 56K” ne è al corrente e agisce di conseguenza: niente colpi di scena eclatanti, ma una buona capacità di illustrare l’evolversi di una generazione forse ancora poco esplorata a livello di serie tv.
Stiamo parlando di quelli nati tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, che hanno visto nascere e crescere Internet. I ragazzi che alle medie giocavano ad obbligo e verità e facevano le prove allo specchio per il primo bacio, e che oggi, a quasi trent’anni, si destreggiano tra carriera e relazioni interpersonali influenzate dai social network, in un infinita rete di possibilità, che rende scegliere sempre più difficile.
Attraverso il parallelismo tra presente e passato – operazione super nostalgica (soprattutto quando in sottofondo c’è Come mai degli 883) – Daniel e Matilda affrontano due importanti momenti di passaggio della loro vita: l’ingresso nell’adolescenza con quell’accollo della pubertà che si diverte a giocare con gli ormoni e l’ingresso nei Trenta, con una carriera più o meno avviata, relazioni più o meno stabili e i sogni che ti danno gli ultimatum. Il denominatore comune tra presente e passato è ovviamente la tematica amorosa che assume, giustamente, sfumature differenti tra le due epoche.
Quello di cui avevamo bisogno
“Generazione 56K” non pecca assolutamente dal punto di vista tecnico: una regia pulita e non troppo invadente, una fotografia ben curata e un cast di attori giovani ma talentuosi, tra cui ritroviamo Gianluca Fru, Fabio Balsamo e Claudia Napolitano dei The Jackal, compensano una storia che non ha le pretese di essere sorprendente. La semplicità degli eventi narrati, infarciti di romanticismo e di nostalgia, contribuiscono a rendere “Generazione 56K” un prodotto godibile, da guardare in un paio di serate estive all’insegna della tranquillità, magari con gli amici di sempre così da garantire il momento amarcord assolutamente necessario.
VOTO: 3,5/5
Il prossimo appuntamento con RecenSara è fra due settimane, con la recensione di un film italiano del 1982 presente sul catalogo gratuito di RaiPlay.