Meglio tardi che mai: il governo sceglie il generale Figliuolo come commissario alla ricostruzione in Emilia-Romagna. Al di là del vuoto pneumatico dell’opposizione che non riesce a toccare palla, la nomina di Figliuolo ha molte anomalie.
Figliuolo in Emilia-Romagna per depotenziare Bonaccini
La prassi avrebbe voluto che fosse Stefano Bonaccini, presidente della Regione, il commissario alla ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna: profondo conoscitore del territorio e del tessuto socio-economico presente. Invece il governo sceglie un vecchio personaggio della recente storia italiana: il generale Figliuolo, il Bertolaso 3.0, che dovrà ricostruire un territorio devastato da frane e alluvioni.
Una scelta priva di senso se la si osserva con l’atteggiamento che meriterebbe la situazione complessa dell’Emilia-Romagna: per quanto Figliuolo sia un esempio di efficienza, anche se un po’ stereotipato, arriva in un territorio tutto da comprendere. Non sarebbe stato più semplice nominare il presidente di regione cosi come vuole la prassi?
Se il governo confonde la responsabilità istituzionale con lo scontro politico no. E purtroppo il governo Meloni sta dando prova di non distinguere i due campi. Così, per non avvantaggiare il Centrosinistra alla prossime regionali in Emilia-Romagna, si è preferito perdere ancora tempo catapultando lì Figliuolo.
Una questione esclusivamente politica che oscura completamente l’urgenza dell’azione nei territori colpiti dall’alluvione: non ci sarebbe tempo da perdere ma, prima il balletto sul nome del vice ministro Bignami e adesso Figliuolo, il tempo è passato e ancora passerà.
Figliuolo al posto di Bonaccini e l’opposizione?
L’elemento che però deve preoccupare è il silenzio dell’opposizione su quello che è a tutti gli effetti un gioco politico del governo a scapito dell’emergenza.
Chi avrebbe voluto Bonaccini ad occuparsi di ricostruire i territori alluvionati dell’Emilia-Romagna non è rappresentato da nessuno. L’opposizione non pervenuta ancora una volta, eppure questa volta sì che il governo è andato oltre il limite. Ma dall’opposizione nessuna parola.
È evidente quale sia il problema di Schlein: il timore di spingere il presidente Bonaccini che guida anche l’assemblea del Partito Democratico. Un imbarazzo che non può però finire per agevolare le mire politiche del governo. Anche perchè chi crede che Bonaccini potesse essere un buon commissario merita di essere rappresentato; l’opposizione servirebbe proprio a questo mettendo in difficoltà la maggioranza su un tema su cui sta commettendo un errore.
Sembra invece che al nome di Figliuolo non ci sia stata reazione, neanche per difendere il proprio presidente estromesso per il calcolo politico di Salvini secondo il quale Bonaccini commissario avrebbe favorito il Centrosinistra nel voto del 2025.
Se neanche questo evidente cortocircuito rende reattiva l’opposizione significa assistere a una legislatura monca nella quale il governo può tutto. È un problema costituzionale prima che politico.