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Politica

La fiducia al Senato passa con 156 sì. Numero da guardare senza euforia

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Un numero da guardare attentamente per capire il futuro del governo

Dopo due giornate fitte di numeri e dichiarazioni ieri sera il governo Conte ha conquistato la fiducia del Senato. Non possiamo però dire con lo stesso risultato ottenuto alla Camera. Seppur con un intervento a tratti molto aperto Conte a Palazzo Madama ottiene soltanto 156 sì.

Una fiducia piuttosto risicata che se osservata da vicino mette Conte in una condizione assai precaria. Infatti non è una maggioranza né assoluta né politica: due caratteristiche che invece avrebbero consentito a Conte di affrontare i prossimi appuntamenti con serenità.

Invece quei 156 voti a favore contengono in realtà un fattore di variabilità importante. A Conte infatti è arrivata la fiducia di Liliana Segre, Mario Monti ed Elena Cattaneo. Tre senatori a vita che, con dichiarazioni molto significative, hanno scelto di sostenere il governo in un momento complicato per il Paese. Si tratta però di tre senatori che non appartengono all’agone politico: tre autorevoli personalità che non potranno essere coinvolte in modo permanente nella maggioranza del Senato. Sia perché non sarebbe corretto nei confronti del ruolo che rivestono, sia per la frequenza variabile con cui partecipano ai lavori dell’aula.

Oltre ai tre senatori a vita vanno sottratti anche i due voti di fiducia arrivati da Forza Italia, che probabilmente non sempre ci saranno sulle azioni del governo. Il sì alla fiducia in Senato può essere mosso da diversi motivi, non ultimo il discorso del Presidente del Consiglio dai toni volutamente accoglienti. 

Depurato da questi due elementi il totale dei voti a favore della fiducia al Senato scende a 151, ben distante dalla soglia sperata da Conte. Soprattutto molto inferiore alla maggioranza assoluta. Dettaglio non da poco considerato che il Centrodestra proverà in tutti i modi a mettere i bastoni fra le ruote a Conte desiderando le sue dimissioni. 

C’è poi un altro punto al quale Conte dovrà affrontare quando presenterà il Recovery plan in Parlamento. Se per quello che riguarda la lotta al Covid- 19 Matteo Renzi ha assicurato i voti di Italia Viva, per il Next Generation EU Conte non potrà fare affidamento sulla pattuglia renziana. Anzi, sarà costretto a farci i conti nelle commissioni parlamentari di cui il partito di Renzi ha la presidenza.

In tutto questo il partito di Conte non ha retto alla prova dei fatti. L’UDC, che sembrava interessata a un dialogo, si è tirata indietro lasciando Conte leader putativo di un ipotetico Centrosinistra che però al momento in Senato non trova conforto nei numeri.
Si apre così una partita tutta da giocare voto per voto, provvedimento per provvedimento facendo attenzione all’utilizzo tattico della fiducia. 

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.