C’era da aspettarselo: era solo questione di tempo prima che il turbine della crisi socio-politica scatenatasi grazie al Covid impattasse anche sul lato economico. Perché si sa, quando è l’incertezza a far da padrona, i consumi subiscono una contrazione, il cui effetto domino si rivela nelle politiche aziendali. Ed è in quel preciso momento che il detto “minima spesa, massima resa” diventa il comune denominatore, sia per i privati sia per le aziende.
L’anno nero del PIL italiano
“L’economia globale sembra ‘aver toccato il fondo’ in aprile”
Lo dichiara Fitch Ratings le cui previsioni per l’Italia non sembrano essere proprio rosee. Nel 2020, infatti, il Pil italiano si contrarrà del ben 9,5% per poi rimbalzare al 4,4% nel 2021 e attestarsi circa al 2,1% nel 2022. Con buona pace di chi pensava che sarebbe andato tutto bene. Perché come fa ad andare tutto bene in pieno lockdown, con una cassa integrazione inesistente e un aumento del divario sociale anche troppo presente?
È chiaro che l’incertezza per il presente e del futuro, le cattive notizie e i cambiamenti repentini non invogliano le persone comuni a spendere. Ciò è stato enormemente amplificato dal lockdown che ha letteralmente bloccato i consumi fisici nei piccoli negozi e involontariamente spinto il ricorso ai giganti dell’e-commerce. Ma si sbaglia se si pensa che il mondo dell’internet e dell’ #adv sia rimasto invariato al periodo pre-Covid. Del resto esso è formato da tutti noi: piccoli e grandi consumatori, aziende, settori vecchi e nuovi. Se cambia una virgola, a poco a poco cambia tutto il sistema. E siamo solo all’inizio di questo spumeggiante 2020.
La contrazione globale dell’#adv
Se la domanda cala anche l’offerta scende e, di conseguenza, le aziende riprogettano al ribasso i piani incentivi e gli spazi dedicati alla pubblicità: infatti, se le previsioni di spesa in #adv nel mondo si attestavano intorno al 7% nel periodo pre-pandemico, oggi la realtà è molto diversa. Per la precisione, peggiore.
“The pandemic is expected to slash almost $50 billions in advertising investment in 2020.”
Secondo questo articolo di Visual Capitalist, sono scontati i settori grondanti sangue che più soffrono il distanziamento sociale, ovvero quello dei Trasporti (-31,2%) e del Tempo libero (-28,7%). Seguono zoppicando il Financial (-18,2%), il Retail (-15,2%) e il settore cosmetico (-12,8%). Ma se da una parte c’è chi piange, dall’altra c’è chi ride ed è il settore Telecoms & Utilities le cui stime controcorrente al rialzo confermano come il mondo sia sempre più connesso e online social.
E poi c’è chi muore: la carta stampata. Questa antica e profumata amica, che purtroppo è proprio arrivata al capolinea. Perché la pandemia ha confermato la smania di velocità, la sete di notizie, la voglia di stare insieme, anche se da lontano, ai propri congiunti. Il che ha sancito il bisogno per l’industria delle telecomunicazioni, da ora in poi, di investire in #adv, ricerca e sviluppo e rimanere al passo con i tempi. Anzi, con i bisogni delle persone e dei loro spazi.
Ma pensiamo, per un attimo, a come avremmo vissuto la pandemia negli anni dell’offline puro, per esempio gli anni 60 o 70. Saremmo stati più isolati sì, ma forse avremmo imparato qualcosa di più. Per esempio, socializzare ben bene dai balconi invece che ritrovarcisi solo all’appuntamento delle 18. Avremmo capito meglio il valore di ciò che che possediamo senza dimenticarlo una volta aperte le frontiere. Forse, avremmo abbassato meno la guardia una volta finito il tutto.
Questo non potremmo mai scoprirlo, ma ciò che è certo è che tornare alla normalità richiederà più tempo del previsto. Ma una volta raggiunta, ecco, sarà allora che guardare un’adv sul telefono o alla tv non sarà più solo una sofferenza, ma un aiuto inconscio al Pil italiano.
Carlotta Cuppini