Katherine Newbury è la conduttrice di un talk show notturno americano. Diventata famosa negli anni Novanta, era la prima donna a condurre uno show tutto suo. Peccato che i tempi d’oro siano ormai un lontano ricordo. Il mondo dello spettacolo continua a modificarsi e a modernizzarsi, ma lei di cambiare e di aggiornarsi non ha voglia. In più la sua reputazione non è delle migliori: dura e crudele con i suoi impiegati, è da tutti vista come una donna che odia le donne. Infatti il suo staff di autori è composto interamente da uomini. Decide così di assumere l’inesperta Molly Patel. I veri problemi da risolvere però sono altri: gli ascolti del suo show sono ormai in calo da anni e per questo il network minaccia di sostituirla. Riuscirà a evitare il licenziamento e a smentire le voci che circolano su di lei?
UN CAST PERFETTO PER UNA SCENEGGIATURA ECCELLENTE
E poi c’è Katherine è arrivato nelle sale cinematografiche italiane il 12 settembre. Il film è diretto da Nisha Ganatra, regista canadese più conosciuta nel mondo delle serie tv (Transparent, You Me Her) ed è scritto da Mindy Kaling. La Kaling – nota per aver scritto alcuni episodi di The Office e soprattutto per aver creato, prodotto, scritto e interpretato The Mindy Project – in questo film recita anche nel ruolo di Molly Patel, co-protagonista accanto a Emma Thompson, che veste i panni dell’autoritaria Katherine Newbury.
Dal punto di vista della sceneggiatura la Kaling gioca in casa: il mondo dietro le quinte di un programma televisivo è il suo pane quotidiano. Non è difficile pensare che molto di ciò che accade all’interno della pellicola sia ispirato a fatti da lei personalmente vissuti, durante la sua carriera di autrice di show per la televisione. Con semplicità e freschezza, la Kaling racconta la storia di due donne, diverse sotto ogni punto di vista, che riescono a collaborare, non senza qualche difficoltà, per dimostrare di meritarsi il posto che entrambe occupano.
La Kaling ha costruito il personaggio di Katherine pensando a Emma Thompson. E l’interpretazione di quest’ultima è perfetta. Esilarante nei momenti comici ed emozionante nelle scene un po’ più drammatiche. L’alchimia tra le due attrici è innegabile e contribuisce a rendere i loro personaggi ancora più veri. Infine, non bisogna dimenticare John Lithgow, perfettamente calzante nel ruolo del marito di Katherine.
#METOO E FEMMINISMO NELLO SHOW BUSINESS
E poi c’è Katherine mette in scena dinamiche più che mai attuali in modo semplice e leggero, senza banalizzare nulla. Nell’epoca del #metoo e della battaglia femminista contro la discriminazione di genere in ambito lavorativo, il film riflette sulla figura femminile nel mondo dello spettacolo, senza sfociare in moralismi troppo pesanti e rischiare di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.
La Kaling conosce i retroscena dello show business. Sa che in questo microcosmo le donne hanno dovuto sempre dimostrare di meritarsi le loro posizioni. È consapevole che le lotte compiute negli anni hanno portato dei miglioramenti e che altri ne arriveranno. Per questo, invece di polemizzare in modo controproducente su questi scenari, dimostra che le donne hanno tutte le possibilità di ottenere il successo che desiderano e che meritano. La Kaling ne è la prova stessa. Lamentarsi per le ingiustizie, per quanto opportuno, non è sufficiente. Le discriminazioni, causate da pregiudizi ormai radicati nella nostra società, sono difficili da eliminare completamente ma questi preconcetti possono essere sfatati dimostrando le proprie capacità.
Le uniche cose che potrebbero far storcere il naso sono rappresentate da qualche cliché sparso qua e là e il finale un po’ scontato.
COMMEDIA SEMPLICIOTTA SOLO IN APPARENZA
E poi c’è Katherine, all’apparenza ennesima commedia femminista sempliciotta, riesce nel suo intento di inviare un messaggio positivo e intelligente in modo leggero e divertente.
CONSIGLIATO: Sì
VOTO: 8/10
Sara Tocchetti