Estate e lettura, un’accoppiata classica. Pagine accartocciate al sole, sabbia tra le pieghe, angoli bagnati. Per il feticista della carta, la spiaggia è tabù. E allora, placide, fresche letture pomeridiane in penombra, fino all’inevitabile collasso.
In ogni caso, pagine vissute, veraci, sporche.
Tra un thriller ritrovato casualmente dietro la lavatrice e un classico in un’edizione di 40 anni fa, spunta un ricordo d’infanzia: le buste di fumetti.
Vere e proprie icone, al pari delle sale giochi o degli infami Microguida (nome appena scoperto), hanno permesso a tanti lettori in erba grandi, meravigliosi recuperi.
A prezzi d’occasione, era possibile portare a casa due, spesso anche tre fumetti incellophanati tra loro.
Il gusto del rischio era potente, con l’acquisto a scatola chiusa, e il rovistare nei cassoni bianchi, dove erano contenuti gli albi, non aveva prezzo.
Mani grigie di polvere, occhi scintillanti di gioia.
Ai nerd all’ascolto: perché lasciare tutto nel passato? Noi proveremo a farvi rivivere quella sensazione, con in aggiunta un filo di immancabile, dolce nostalgia.
Siete pronti? Mettiamo un attimo da parte il libro che vi state trascinando da febbraio (“le ultime 200 pagine le finisco al mare”) e diamo spazio alle nuvole parlanti.
“Mi chiamo Dog. Dylan Dog.“
Proprio all’“indagatore dell’incubo”, personaggio creato nel 1986 da Tiziano Sclavi per Sergio Bonelli Editore.
Lo stereotipo lo vuole come il protagonista del “fumetto horror italiano” per eccellenza, ma è molto di più. La paura – tratto spesso secondario – costituisce una base su cui si regge un impalcatura costituita da dolcezza, cultura, malinconia, assurdità, risate.
Citazioni alte e popolari mescolate assieme, narrazioni “anarchiche”, lupi mannari, vampiri ed fantasmi usati come metafora per le storture della nostra società.
Uno dei pochi personaggi fumettistici del nostro paese capaci di entrare nell’immaginario collettivo e diventare fenomeno di costume, è stato in grado di interpretare – e a volte di anticipare – l’umore, lo spirito, il malessere di una generazione.
“Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”. Parole di Umberto Eco, omaggiato tra l’altro con il personaggio di Humbert Coe nella potente storia “Lassù qualcuno ci chiama“ (n. 136, gennaio 1998).
Una perfetta via di mezzo tra il settimanale Topolino, delizioso ma forse a volte troppo leggero, e un ottimo fumetto di “avventura” pura come ad esempio Tex. Qui il divertimento è abbinato alla riflessione, e spesso il racconto non scivola via dalla mente una volta concluso.
Inoltre, quando le palpebre sono stanche e un libro si rivela troppo pesante, può essere la giusta lettura serale.
Riassumere 34 anni di vita editoriale, centinaia di storie e varie pubblicazioni non è facile: questa pagina può essere un buon inizio per orientarsi.
Dylan non ama il mare, il sole, la spiaggia (è un tipo allegro). Per cui, non troverete mai una storia dichiaratamente estiva. Però, qualche rapporto con questa stagione ce l’ha lo stesso.
Anzitutto, perché è dal 1987 che ha una pubblicazione annuale pensata per le letture vacanziere, il Dylan Dog special. Albi con foliazione corposa, alcuni sono tra gli apici qualitativi della produzione.
Poi, la natura animalista (e vegetariana, ed astemia, eccetera) del personaggio ben si presta alle campagne contro l’abbandono in autostrada: sono decenni ormai che si presta come testimonial.
“Care amebe tremolanti”
Andiamo con gli albi, che potrete trovare facilmente e a basso prezzo (hanno avuto innumerevoli ristampe) in molte edicole marittime. Emozioni per un soldino.
Specifichiamo che sono tutte letture selezionate dalla cosiddetta “serie regolare”, ovvero quella che nell’ottobre 1986 ha lanciato il personaggio con “L’alba dei morti viventi“ (un piccolo capolavoro iconico da recuperare).
Ecco dunque le nostre cinque storie dylaniate da leggere sotto l’ombrellone!
1. “Golconda!”, Dylan Dog n. 41, febbraio 1990
Non è il caldo che vi fa impazzire, è proprio la storia che è fuori di testa. Un trionfo dello splatter e dell’assurdo firmato Tiziano Sclavi. I disegni di Luigi Piccatto rendono plastilina il materiale umano.
Ogni tavola contiene un piccolo tocco grottesco, geniale, colto, nonsense. Un capolavoro, a patto di abbandonarsi al racconto senza domande: solo così riuscirete ad apprezzare il viaggio fino a Golconda.
La sua fantasia vi travolgerà, ma potrebbe volerci qualche rilettura per adorarla. Un po’ di fresca follia è quel che ci vuole, per staccare dalla vita di tutti i giorni.
L’universo qui creato verrà ripreso più volte, anche se l’unico seguito “ufficiale” di quest’albo è “La quinta stagione” (una letturina se la merita).
2. “I delitti della Mantide”, Dylan Dog n. 71, agosto 1992
Perfetta “storia da ombrellone”, fino a partire dalla data di uscita. Claudio Chiaverotti, “secondo papà” della testata, firma qui una delle sue prove migliori. Un serial killer da incastrare, squartamenti ingegnosi, un giallo da risolvere e una lettura serrata. Come spesso succede in Dylan Dog, il “come” conta più del “cosa”: una trama semplice viene arricchita da riflessioni sulla società, dialoghi realistici, ottimo ritmo e un po’ di malinconia dell’autore stesso. La ciliegina sulla torta sono i disegni “cinematografici” del grande Bruno Brindisi (volete un’altra prova del suo stile, e leggere un capolavoro?: ecco qui).
Copertina di Stano da poster. Da recuperare assolutamente.
3. “Il lungo addio”, Dylan Dog n. 74, novembre 1992
La storia estiva per eccellenza. Al fan tremano i polsi, quando sente le tre parole che compongono il titolo: per molti, infatti, è questa la storia più bella di Dylan Dog.
All’epoca fu un esperimento, quasi temuto dalla redazione: niente zombie, criminali o horror. Il vero mostro, qui, è il tempo che passa.
Si narra dell’amore estivo giovanile tra Dylan e Marina Kimball a Moonlight, paesino di mare. Dopo tanti anni, la storia sembra sepolta tra le ceneri, ma una sera lei ricompare…
Un viaggio onirico, amaro e simbolico tra i “fantasmi” della nostra crescita, rimasto scolpito nel cuore dei lettori anche perché narra la nascita di alcune delle caratteristiche del personaggio.
I dolci e delicati disegni di Carlo Ambrosini sono perfetti per illustrare la sceneggiatura dell’ottima accoppiata Marcheselli – Sclavi (che altre lacrime ci ha dato).
4. “Saluti da Moonlight”, Dylan Dog n. 261, maggio 2008
L’universo di Moonlight diventerà iconico e parte fondamentale della continuity. Più volte citato o ripreso sfuggevolmente, questa storia osa di più: si cala tra gli spazi bianchi della precedente. Il suo porsi come seguito “non ufficiale” le ha creato tanti nemici, tra i fan.
Ma, obiettivamente: è più riuscita del primo capitolo? Impossibile. È una brutta lettura? Assolutamente no. Si respira anche qui un’aria di malinconia, di delicatezza, di domande esistenziali.
Probabilmente, l’albo ha pagato anche il dazio di essere stato pubblicato in un momento meno fortunato per la qualità delle sceneggiature. Dopo più di dieci anni dalla sua uscita, dovremmo leggerla senza pregiudizi e vederla per quel che è: una buona storia scritta con il cuore.
Onore a Giovanni Di Gregorio per il suo titanismo, e un “bravo!” allo storico collaboratore Giovanni Freghieri per i suoi morbidi disegni.
E poi, impossibile resistere alla meravigliosa copertina.
5. “La macchina umana”, Dylan Dog n. 356, aprile 2016
Siamo cattivelli. Una delle migliori storie degli ultimi anni parla di un incubo da cui siete appena usciti, e nel quale rientrerete a breve: la vita d’ufficio. Più volte su Dylan Dog si è affrontato – spesso con qualche faciloneria – il tema del piccolo impiegato kafkiano, oppresso da superiori, vita familiare e scadenze. Qui si va oltre: lo sceneggiatore Alessandro Bilotta cala il nostro indagatore dell’incubo in un contesto disumano e moderno di multinazionali, globalizzazione e tecnologia invasiva.
L’angoscia e la sensazione di impotenza del singolo arrivano al lettore con forza, anche grazie al tratto azzeccato di Fabrizio De Tommaso.
Senza dubbio il miglior albo su questo tema.
E cita pure Fantozzi!
“Fine dell’episodio“
Le cinque storie che abbiamo scelto sono queste. Fateci sapere se siete d’accordo con la nostra selezione, se vi piacciono, se ne avete altre come grandi classici estivi.
Siamo sicuri che Dylan diventerà un vostro grande amico.
Chissà, potrebbe diventare un piccolo appuntamento fisso, consigliare le giuste storie per i vari periodi dell’anno.
Per adesso, buone letture e buon mare (o quel che ne resta), cari vivi morenti.