Downfall è il secondo titolo della trilogia partita con The Cat Lady: si tratta del remake di un videogioco omonimo più vecchio, riadattato per fungere da sequel/spin-off. Ritengo Downfall uno dei giochi horror più belli che abbia mai incontrato, incastrato nella trilogia rinominata “Devil came through here”.
Come il predecessore, tocca tematiche pesanti e non lesina sull’esplicitazione, e potrebbe perciò non essere adatto a chi è sensibile e facilmente turbabile.
La trama
In Downfall ci caliamo nei panni di Joe, già presente in The Cat Lady come personaggio secondario. Il gioco inizia con un flashback di Joe da ragazzino: assistiamo, nel corso della stessa giornata, al primo incontro con la sua futura fidanzata, Ivy, e alla perdita del fratellino a seguito di un incidente. Dopo questo ricordo, saremo catapultati nuovamente al presente, sulla strada per il Quiet Heaven, un albergo isolato dove trascorreremo un weekend romantico con Ivy. Si tratta di un tentativo di riparazione ad un recente litigio, che però non sortirà l’effetto sperato: l’atmosfera sarà tesa fin da subito, tanto che Ivy non ci rivolgerà nemmeno la parola. Se l’atmosfera è già pesante per la situazione interna alla coppia, si farà subito ancora più strana a causa dell’albergo: questo sembra vuoto, a parte per la ragazza che sta al bancone e viene a farci il check-in. Quest’ultima, oltre che essere avvenente, si dimostra particolarmente ammiccante nei confronti di Joe, tutto ciò davanti ad Ivy. Una volta arrivati nella nostra stanza ci sarà un altro scontro verbale con questa e al risveglio non la vedremo nel suo letto. Qui inizia l’avventura vera e propria perché, una volta usciti a cercarla, incapperemo presto in elementi insoliti e senza spiegazione. Due su tutti, la receptionist che non ci aiuterà a trovare Ivy ma ci “sfiderà” e contemporaneamente continuerà a cercare di sedurci, e il fatto che l’albergo stesso si rivelerà un luogo diverso da un semplice hotel.
Caratteristiche principali
Downfall è un’AG molto semplice, con la stessa impostazione grafica e tecnica di The Cat Lady; non c’è davvero niente da aggiungere su questo argomento, perciò vi conviene partire dall’inizio con questa cupa e meravigliosa avventura, se ancora non l’avete fatto. Un paio di note da aggiungere: la prima è che in ogni gioco il comparto tecnico è migliore, perciò la grafica è un po’ più “pulita” e facile da guardare. Questo elemento verrà accentuato ancora di più nell’ultimo titolo, in cui c’è un notevole salto di livello per quanto riguarda l’uso dei colori e degli eventi per la dinamica del gioco.
La seconda è che qui ho trovato la difficoltà più interessante e decisamente meno ostica di The Cat Lady. Gli enigmi non sono né particolarmente facili né particolarmente difficili: questo mi ha permesso di non rimanere mai bloccato, ma nemmeno di affrontare il gioco come una passeggiata. Questo titolo è più semplice dal completare rispetto al primo non perché gli enigmi siano più “stupidi” o semplici, ma perché incastrati meglio nella trama e più intuitivi, rispetto al primo titolo, dove era necessario ci fosse maggior fantasia.
La differenza più grossa col primo titolo è il pretesto e come questo si fonde con la narrazione. In The Cat Lady vengono esaminati i sentimenti e le parti oscure dell’animo umano, ma questi sono i motori che fanno agire i personaggi. Di fatto la narrazione è semplice: è lineare e ci sono villain da sconfiggere; la storia assumerebbe quasi una veste da film slasher se non fosse per la struttura portante di AG. Downfall è ancora più introspettivo del precedente: tutto ciò che succederà riguarda Joe e Ivy, e mi addolora non poter entrare più nei dettagli perché farei spoiler troppo grossi, ma è difficile esprimere a parole quanto Michalski faccia calare il giocatore nei pensieri dei protagonisti e di come riesca a trasformare questi nell’involucro grottesco, ma perfettamente disegnato, che avvolge l’intero titolo. La moralità di Joe (e quindi la nostra che lo comandiamo) verrà messa in discussione e dura prova lungo tutta l’avventura, tramite le scelte che determineranno a quale dei finali assisteremo.
Conclusione
Downfall è uno dei giochi più emozionanti e divertenti a cui abbia mai giocato: probabilmente il mio horror preferito ad oggi che scrivo, ed è soprattutto un’AG fatta come si deve; il bilanciamento tra storia, atmosfera e gameplay è ottimo e funzionante. Quello che all’inizio sembra un classico horror nell’albergo infestato si rivela come un viaggio in luoghi insoliti, e ci farà riflettere su temi che non ci saremmo mai aspettati in un gioco del genere. Funziona benissimo anche come gioco a sé, dato che non è un vero sequel ma più uno spin-off, ma il finale (e un pezzetto nel mezzo) si apprezza e capisce di più avendo giocato anche al primo titolo. Lo consiglio perciò a chiunque ed è un must per gli amanti delle AG e dell’horror, insieme al suo predecessore.
In sintesi
Pro:
- Trama e atmosfera migliori che abbia incontrato in un horror
- Gameplay
Contro:
- Non consigliato a chi è particolarmente sensibile a certi temi