Doppio sogno di Arthur Schnitzler
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L’intimità che ferisce – “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler

Tempo di lettura: 3 minuti

Ma sicuramente c’erano anche dei sogni che si dimenticavano del tutto, dei quali non restava più traccia, tranne un certo strano stato d’animo, uno stordimento misterioso. Oppure si ricordavano solo più tardi, molto più tardi, e non si sapeva più se si era fatta un’esperienza reale o soltanto sognato.

 

“Doppio sogno” di Arthur Schnitzler

Trama

Vienna, fine Ottocento. Il dottor Fridolin e sua moglie Albertine, dopo aver messo a letto la loro figlia, iniziano un’aspra discussione circa una festa alla quale hanno partecipato la notte precedente. Il litigio, partito dalla confessione reciproca di aver provato attrazione per degli estranei durante l’evento, sfocia poi in ammissioni più intime. Albertine confessa al marito di aver provato una forte attrazione sessuale per un giovane incontrato durante l’estate precedente, mentre Fridolin racconta di aver fantasticato  su di una ragazzina. Incollerito e incredulo, il dottore è costretto ad uscire di casa per un’urgenza medica.

Espletati i suoi doveri, Fridolin, ancora irritato, decide di non rincasare. Dopo aver desistito dal consumare un rapporto sessuale con una prostituta, il dottore si rifugia in un bar, dove incontra un vecchio amico. Quest’ultimo, musicista, gli confessa che nel cuore della notte si recherà, per suonare bendato, ad un festino segreto. Il medico è immediatamente stuzzicato dall’idea di partecipare ad un evento del genere, ma altrettanto repentinamente la sua morale borghese lo frena. Alla fine, però, è l’eccitazione a prevalere, oltre ad una bisogno di gelida vendetta nei confronti delle lussuriose confessioni della moglie.

“[la vita] era forse obbligatorio metterla in gioco sempre e soltanto per senso del dovere, del sacrificio, e mai per semplice capriccio, per passione, o semplicemente per misurarsi col destino?”

Fattosi dire la parola d’ordine per avere garantito l’accesso alla festa, dopo aver comperato un abito e una maschera e fittato un calesse, Fridolin si reca alla villa. Nonostante l’anonimato della maschera, gli ospiti si mostrano da subito sospettosi nei confronti del medico, capendo ben presto che si tratta di un intruso. Fridolin viene avvicinato da una meravigliosa giovane donna, completamente nuda, la quale lo implora di lasciare la villa per la sua incolumità.

Ormai palese che la presenza del medico è illegittima, due uomini gli si avvicinano per allontanarlo, mentre la ragazza si offre di riscattarlo, facendo intendere dal tono che questa scelta potrebbe costarle cara. Fridolin è sconvolto da ciò che è successo, non riesce a trovare un senso alle parole quasi disperate della giovane donna, e inizia a temere per la sua vita.

Rincasato, Albertine gli confessa di aver sognato di consumare un rapporto sessuale con il giovane incontrato l’estate precedente, mentre il marito veniva torturato.
Il medico, turbato dalle recondite fantasie della moglie e soprattutto temendo per la sorte della giovane donna, il mattino seguente va alla ricerca di indizi. Ritornato alla villa, però, è bruscamente invitato a non indagare oltre. Sconfortato, non gli resta che tornare a casa.

Ad attenderlo, però, un’amara sorpresa: Albertine gli fa trovare sul letto la maschera che aveva indossato durante la festa orgiastica. Fridolin si rende finalmente conto di quanto sia stato assurdo il suo comportamento e la sua pretesa di voler violare il patto d’amore come forma di vendetta nei confronti della moglie che lo aveva “tradito” solo nei sogni e nelle fantasie. Rinsavito, il medico giura amore eterno. La moglie, però, con una disincantata lucidità, gli intima di desistere dal fare promesse del genere.

Albertine prese la testa del marito fra le mani e l’attirò affettuosamente a sé. “Ma ora ci siamo svegliati…” disse “per lungo tempo”. Per sempre, voleva aggiungere Fridolin, ma prima ancora che pronunciasse quelle parole, lei gli pose un dito sulle labbra e sussurrò come fra sé: “Non si può ipotecare il futuro”.

 

Commento

In Doppio sogno Arthur Schnitzler si dimostra un eccellente indagatore della psiche umana. Di vedute largamente freudiane, attraverso il topos del sogno lo scrittore austriaco riesce a narrare la crisi interiore di una coppia borghese che funge da perfetta metafora per la crisi dell’individuo di fronte alla fatalità dell’esistenza. Questa tematica si riallaccia al decadentismo di fine Ottocento e al bisogno dell’uomo di sfaldare la razionalità del positivismo.

Chiara è la critica alla morale borghese, incatenata in comportamenti di facciata e pervasa da un’ostinata ricerca della perfezione. Eppure l’individuo, mosso da istinti primordiali, mal si adatta agli schemi dell’impeccabilità. Ci si rifugia allora nel sogno, nei peccati solo sfiorati, nelle fantasie immaginate ad occhi chiusi e col cuore in gola. Ma il sogno è anche liberazione, un piacere goduto di più perché incompiuto, proibito, incatenato. La fantasia aiuta l’individuo nel dolore della costrizione, nelle promesse non mantenute, nei sentieri che per paura, o per noia, non si ha il coraggio di intraprendere.

In Doppio sogno, se l’attore principale è fuor di dubbio Fridolin e la sua ricerca quasi esasperata di vendetta e di piacere, il ruolo di sceneggiatrice spetta indubbiamente ad Albertine la quale, con le sue scottanti confessioni, è capace di tessere i fili della trama e di muovere il protagonista alla crisi e alla redenzione.

Perché il sogno è volontà di evasione e incapacità di scappare.
Perché nessun sogno, è soltanto un sogno.

Giuseppe De Filippis

1 Comment

  1. Ottima recensione.
    Di quelle che ti intrigano e fanno venire voglia di approfondire, senza sembrare un pippone scritto dal solito intellettuale saccente.

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Giuseppe De Filippis
Studente di scienze politiche, vive a Napoli. L’attualità è l’amorevole moglie che lo fa sentire al sicuro, la letteratura la sua amante capricciosa. Inesorabilmente devoto alla poesia e all’orrido non necessariamente in quest’ordine. Ha un dattiloscritto nel cassetto. Ha da poco capito che il cassetto è se stesso.