Don Luigi Ciotti e Liliana Segre: impegno, memoria e libertà
Nel frangente storico in cui viviamo, bombardati da continui fatti di cronaca nei quali ricorrono episodi di violenza, indifferenza, opportunismo e razzismo, è importante riflettere in modo critico e consapevole.
E’ necessario rinnovare la consapevolezza del dovere della memoria, della storia per valorizzare e proteggere una società più umana, eguale, fondata sulla giustizia.
La storia, come ci ha insegnato Cicerone, è magistra vitae: è fondamentale rinnovare costantemente un atteggiamento critico e rapportare gli eventi e i meccanismi del mondo attuale a ciò che è successo in passato, spogliandoli del loro velo spesso giustificatorio e opportunistico.
Le diseguaglianze sociali, le continue violazioni dei diritti umani non sembrano molto distanti da quelle che occorrevano in un passato di totalitarismi e dittature che consideriamo a volte troppo distante da noi.
Soprattutto ora, in un frangente storico nel quale la crisi sanitaria ha messo in evidenza molte criticità, quali la debolezza dei sistemi di cura comune, la preponderanza di atteggiamenti di individualismo oltre che le diseguaglianze sociali, si rivela più che mai fondamentale rinnovare la nostra consapevolezza dell’importanza dell’impegno, della responsabilità e della memoria.
Molte sono le persone che costantemente si impegnano in primis e nel coinvolgimento di altre persone, dei giovani, di realtà sociali fragili in cui non è compito semplice costruire una coscienza su determinate tematiche. Ricordando le figure di Don Luigi Ciotti e Liliana Segre, legate da un filo conduttore di intenti comuni e forti valori condivisi, vorremmo sottolineare l’importanza e la necessità della memoria e dell’impegno come valori fondanti per la costruzione di una società civile più giusta e umana, nella quale non occorrano e non si ripetano episodi di violenza e disumanità.
Don Luigi Ciotti, memoria e impegno
La dedizione di Don Luigi Ciotti per le tematiche sociali si è concretizzata nel tempo con la fondazione delle associazioni “Gruppo Abele” e di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” e della rivista “Narcomafie”, oltre che in svariati progetti nella cooperazione allo sviluppo e mediazione dei conflitti in Africa.
Il Gruppo Abele, costituito con l’intento di fornire aiuto ai tossicodipendenti, è ora un importante centro di sostegno che mira a fornire supporto e opportunità a diversi soggetti socialmente fragili, come le ragazze prostitute, gli ammalati di AIDS e i rifugiati, oltre che a impegnarsi in diversi progetti nella cooperazione allo sviluppo, soprattutto in Africa, nella mediazione dei conflitti e nel settore culturale e formativo. Le iniziative sono molte, di vario genere, ma hanno un denominatore comune: l’associazionismo, l’impegno, la responsabilità e l’accento su un “noi”, invece che su un “io”, per la costruzione di una società più umana, più giusta e fondata sulla verità e sulla giustizia.
Su questi presupposti Don Ciotti, a seguito del periodo stragista degli anni Novanta, si è dedicato attivamente al contrasto della criminalità organizzata . Risultati di questo impegno sono la fondazione del mensile “Narcomafie” nel 1993 e dell’organizzazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” nel 1995, a cui si uniscono associazioni con diverse identità e storie che riconoscono nell’opporsi alle mafie un importante compito politico, sociale, culturale ed etico, la cui adesione va costantemente rinnovata nell’impegno attivo.
Non potendo celebrare quest’anno il 21 marzo la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie nelle modalità che erano state previste a Palermo, luogo fortemente simbolico, in quella occasione ha rinnovato il suo appello all’impegno e alla responsabilità in modo virtuale, con la volontà di tenere viva la tensione etica di un fenomeno invisibile ma estremamente deleterio. Ne ha ricordato la pericolosità e la forte presenza delle mafie nella macchina politica, economica e sociale, sottolineando come questa, pur non essendo manifestamente criminale è criminogena, se non ha accolto le mafie, non ha fatto certo nulla per impedirne l’accesso in un intreccio di omissioni, “distrazioni” e complicità.
La lotta alle mafie, alle disuguaglianze e alle ingiustizie sociali ha infatti bisogno, secondo Ciotti, di un nuovo paradigma costituito dalla sintesi di nuove e più profonde consapevolezze, che riconoscano l’importanza di un contrasto a livello etico, sociale, culturale ed educativo prima che repressivo. È fondamentale, inoltre, l’importanza di una memoria viva che si traduca in un’etica del presente, in responsabilità e impegno, soprattutto da parte dei giovani, con la volontà di costruire una società più umana, più giusta, nella quale ci sia molto meno “Io” e molto più “Noi”.
Liliana Segre, contro l’indifferenza
Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930), superstite della Shoah, è stata attiva testimone della violenza nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, fino a quando non ha deciso di dare fine a questo suo ruolo terminando i suoi incontri pubblici dopo 30 anni di testimonianze. L’ultimo evento pubblico a cui la senatrice a vita si è proposta di partecipare, organizzato nella città toscana di Rondine (AR) nel mese di giugno, è stato rimandato a data da definirsi a causa dell’emergenza sanitaria; lo stato di emergenza non ha impedito la manifestazione di comportamenti antisemiti, di diffamazioni online e incitamenti all’odio, costantemente in aumento e che hanno raggiunto l’apice nelle allusioni a un complotto ebraico rispetto all’argomento virus.
In occasione del 27 gennaio di quest’anno, in occasione del 75° anniversario dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, Liliana Segre è stata invitata a tenere un discorso presso il Parlamento Europeo, dove ha ribadito la pericolosità dell’odio, dell’indifferenza, che, oltre a essere malattie morali, si rivelano malattie mortali.
Poco fiduciosa nel mantenimento di una memoria viva per quanto riguarda il nazismo, l’antisemitismo e l’Olocausto, la Segre non rinuncia a sottolineare l’importanza della conoscenza, dello studio della storia e della formazione delle coscienze. Come diceva Primo Levi, comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario: il male non viene imposto dall’alto, noi in primis abbiamo la responsabilità di non voltarci di fronte a ciò che accade, di fronte alle ingiustizie sociali, a egoismi e opportunismo.
Essere indifferenti significa essere complici dei mali peggiori.
Il filo conduttore che attraversa la pratica attiva di Don Luigi Ciotti e Liliana Segre è l’importanza della memoria, che va al di là della memoria storica di Auschwitz e degli attentati mafiosi ed è elemento necessario per evitare che comportamenti improntati sull’individualismo, l’indifferenza e il razzismo si normalizzino all’interno della società.
La memoria rende liberi.