L’ultimo decreto del Presidente Conte sta facendo discutere. Però manca ancora un argomento nel dibattito: la disabilità
Non ha fatto in tempo ad uscire il decreto sulla tanto agognata fase 2 c.he è iniziato il dibattito. Ad animarlo quel “congiunto” che farà fioriere coppie come mai prima d’ora. In questo grande dibattito c’è però un grande assente. Un tema enorme che è stato brutalmente trattato nell’articolo 8 del DCPM: ovvero la disabilità. Per essere più precisi bisognerebbe sempre utilizzare il termine “disabilità” al plurale per non dimenticare come sia un universo pieno di sfumature e caratteristiche individuali impossibili da ingabbiare facilmente in categorie.
Il testo abbastanza arzigogolato dell’articolo 8 prevede la riattivazione di diversi servizi socio-assistenziali che hanno a che fare con le disabilità. Riaperture demandate alle singole regioni che, secondo protocolli di comportamento, dovranno riaccendere la macchina del terzo settore.
Quello che desta preoccupazione però è come l’articolo 8 del decreto di Conte non tracci una linea generale, valida per tutto il territorio nazionale e alla quale le regioni possano fare riferimento per gestire la fase di convivenza con il Covid. È infatti facile immaginare come in assenza di un canovaccio si formino disparità territoriali nel trattamento delle diverse disabilità.
Il nuovo mondo che si sta tentando di costruire ha bisogno anche di una nuova accessibilità che lo renda fruibile da parte di tutti. Sarà importante perciò pensare una nuova integrazione: percorso che necessita di chiare indicazioni nazionali altrimenti potrebbe prevalere il regionalismo e con esso le disuguaglianze che ne derivano.
Per questo lascia un po’ l’amaro in bocca un provvedimento incompleto che sì consente la riapertura di servizi essenziali per la vita di molti, ma che non dà nessuna informazione su come approcciare il nuovo mondo a chi convive con le disabilità. Tanto più se chi lo ha emanato è il titolare dell’Ufficio per le Disabilità.
La mancanza di dettagli e il linguaggio burocratico con cui l’articolo 8 è scritto fa pensare a uno scarica barile del governo nei confronti di un tema sul quale, commettere errori in questo momento, significherebbe aprire questionni da dover risolvere in futuro.
Federico Feliziani
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