Diffamazione social
Società

Diffamazione sui social: la guida di IONONCICASCO.IT

Tempo di lettura: 3 minuti

Cosa si rischia con la diffamazione su Facebook? Quali sono le pene e come denunciare. L’articolo di iononcicasco.it questa settimana ci illustra nel dettaglio quali sono le conseguenze della pubblicazione di offese sui social e come difendersi.

Educazione e civiltà, prima di tutto

È indispensabile che ogni utente presti attenzione prima di lasciarsi andare a sfoghi e offese sul web per evitare di dover affrontare un processo penale e di incorrere in sanzioni poco gradevoli.

Il nostro ordinamento giuridico tende a contemperare il diritto di espressione con i valori più importanti della persona: la dignità, l’onore e la reputazione. Perché ricordiamo che offendere pubblicamente una individuo con affermazioni indecorose non costituisce soltanto la violazione di una norma penale ma rappresenta sicuramente un atto di inciviltà.

Talvolta pubblicare uno stato può essere semplicemente uno sfogo o la risposta ad una precedente provocazione ma vediamo a cosa si va incontro se si pubblicano sui social offese rivolte ad una persona.

Le offese sui social sono reato?

Le offese pubblicate sui social possono costituire reato di diffamazione aggravata.

La diffamazione è un reato previsto e punito dall’articolo 595 del codice penale e consiste nell’offendere la reputazione altrui comunicando con più persone.

In altre parole, si realizza il reato di diffamazione i presenza di:

  • Pluralità di persone presenti e in grado di comprendere il significato
  • La consapevolezza da parte dell’aggressore di offendere l’onore e il decoro di un’altra persona
  • Le offese devono indicare la persona a cui esse sono riferite. Non è necessario che l’aggressore indichi nome e cognome dell’offeso. E’ sufficiente ad integrare il reato anche l’individuazione di caratteristiche fisiche che lasciano individuare inequivocabilmente una determinata persona.

Le pene previste sono la reclusione fino ad un anno o la multa fino a 1.032 euro. Queste pene tuttavia sono previste per la diffamazione semplice, per quella aggravata invece, nella quale rientra proprio l’ipotesi di offese mediante lo strumento dei social, le pene sono più severe. L’articolo 595 del codice penale sancisce:

“Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecentosedici euro.”.

La capacità divulgativa dello strumento social rende l’offesa più forte e il reato più grave. L’aumento della pena non è l’unica conseguenza. La diffamazione aggravata, infatti, rientra nella competenza del Tribunale in composizione Monocratica. Ciò significa che se dovessi essere denunciato e rinviato a giudizio, sarai giudicato da un Tribunale e non dal Giudice di Pace che giudica invece i reati meno gravi, tra questi anche la diffamazione semplice.

Perché si configura in reato nella sua forma aggravata?

La Suprema Corte di Cassazione nella sentenza numero 50/2017 ha statuito che le offese diffuse con il mezzo social costituiscono diffamazione aggravata perché  il comportamento del soggetto che offende è

potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o, comunque, quantitativamente apprezzabile di persone

D’altronde, lo stesso codice penale all’art. 595 prevede sanzioni più gravi quando l’offesa sia perpetrata con il mezzo della stampa o con qualsiasi altro strumento di pubblicità

La cassazione, quindi, nella sua pronunzia ha considerato lo strumento Facebook alla stregua di un mezzo di pubblicità, esso infatti è capace di diffondere il contenuto dei post ad una vasta platea e in tempi rapidi, con il rischio che il messaggio lesivo della reputazione altrui possa essere condiviso dai contatti dell’offensore, moltiplicando così il potere diffamatorio.

Sei stato vittima di diffamazione sui social? Ecco cosa fare

Se qualcuno ti ha offeso pubblicamente sui social network puoi tutelarti sporgendo formale denuncia presso la Procura della Repubblica, la Polizia o i Carabinieri.

Nella querela sarà necessario descrivere il fatto in maniera dettagliata e dimostralo documentalmente. Sarà indispensabile quindi allegare alla denuncia la stampa dei post offensivi e denigratori al fine di evitare che siano eventualmente cancellati dall’offensore.

Una volta sporto denuncia si aprirà una fase definita delle “indagini preliminari”, se la Procura riterrà esistenti i presupposti farà richiesta di rinvio a giudizio e così si avvierà il processo penale. Nel processo penale potrai anche decidere di costituirti parte civile e chiedere il risarcimento del danno subito in conseguenza alla diffamazione.

A cura della
Dott.ssa Maria Guarino
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