Il PM Musarò denuncia il “giuda” che sta passando atti agli imputati
Ci sono processi che sembrano non finire mai. Un’eterna via crucis in cui la verità viene sempre spostata un metro più in là. Fra questi c’è il processo per la morte di Stefano Cucchi: il geometra romano morto per un pestaggio ad opera di due carabinieri nell’ottobre 2009.
L’ennesimo colpo di scena arriva però nel terzo fascicolo aperto sul caso: quello per accertare la verità sui depistaggi iniziati immediatamente dopo la morte di Stefano il 22 ottobre 2009. A rivelarlo è stato il pm Giovanni Musarò nell’apertura dell’udienza di ieri. Il PM denuncia come ci sia un “Giuda” -così lo ha definito- che sta passando documentazioni agli imputati. Musarò si riferisce alla documentazione non richiesta, presentata dall’avvocato di Tiziano Testarmata, durante l’udienza del luglio scorso,
Documenti, spiega il pm, che non avrebbero potuto essere nelle mani dell’ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei carabinieri di Roma e ora imputato nel processo Cucchi ter. Da qui l’accusa: qualcuno sta ancora manomettendo le carte per impedire che si arrivi alla verità.
Un colpo di scena non indifferente che dà l’idea di come questo processo sia un polipo con mille tentacoli ancora tutti da scoprire. Per questo la procura di Roma è orientata verso l’apertura di un quarto fascicolo che faccia luce sulla questione. E intanto gli anni passano con la spada di Damocle della prescrizione sempre più vicina.
Oltre a questo è ancora in atto il processo Cucchi bis, che in primo grado ha condannato 12 anni i carabinieri Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo per omicidio preterintenzionale, e che andrà in appello il 14 dicembre prossimo con tutti i rischi che questo comporta.
Di tutto ciò, che da quasi undici anni affolla le pagine dei giornali, non va mai dimenticato l’aspetto umano e sociale. Da un lato una famiglia che ha perso un figlio, e dall’altra pubblici ufficiali che ancora oggi si stanno dando da fare perché non si arrivi alla verità.
Federico Feliziani
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