Per qualcuno la musica di De Gregori è invece un viaggio nei ricordi
Diana, 57 anni ci ha raccontato un momento ben preciso: «1979, 16 anni. Innamoratissima, non ricambiata, di Davide. A lui piace Susanna, che naturalmente non se lo fila. Eh…i nostri cuori corrispondono a stelle che non vogliono saperne di noi… Quando si ha l’occasione di stare tutti insieme, Davide prende la chitarra e comincia a suonare: Generale, Mare nero, C’era una gatta. Cantiamo tutti. Ma poi, Davide attacca con un Fa Do7 Solm Fa#7 Fa… una canzone meno famosa di De Gregori, non tutti conoscono il testo. Io si. Tutte le parole. Davide comincia a cantare, io raccolgo tutto il coraggio che trovo per vincere la timidezza e lo seguo: “Gesù piccino picció, Gesù Bambino, fa’ che venga la guerra prima che si può. Fa’ che sia pulita come una ferita, fa’ che duri poco e che sia come un gioco…” Davide mi guarda sorpreso e ammirato. Poi mi sorride e il cuore mi si apre. Finiamo la canzone guardandoci e sorridendoci per tutto il tempo. E quell’attimo diventa eterno. Poi la musica finisce e i suoi occhi ritornano a riempirsi di Susanna. E se, in quel momento, io girassi la testa, mi accorgerei degli occhi di Maurizio pieni di me, e del suo cuore spezzato. Eh…i nostri cuori corrispondono a stelle che non vogliono saperne di noi.»
Armando, 54 anni ci dice invece: «Francesco de Gregori e Lucio Dalla sono per me i due assi che hanno fatto la canzone italiana. Ripensando alle canzoni di De Gregori tocco un tasto bellissimo della mia vita, gli Anni 80, forse gli anni più belli: bastava uno stereo a spalla, 4 amici, una chiacchierata, una risata… non con computer o social ma con la cosa più bella, l’amicizia, quella vera, fatta di incontri, di contatti, che resiste nel tempo. Tra le tante, “La leva calcistica della classe ’68” rimarrà sempre nel mio cuore.»
Parecchi commenti riguardavano la delicatezza di De Gregori:
«Mi sento legato a “Signora Aquilone“: credo di associarla ad un senso di libertà e malinconia. Ha un testo e una melodia particolarmente semplici e delicati, potrebbe essere tranquillamente una ninna nanna da sussurrarsi la sera. Il vagare di questa donna senza preoccuparsi se effettivamente troverà la libertà in fondo a quel filo perché nel frattempo si fa cullare dal vento e dall’aquilone. Ed è bellissima, secondo me, anche l’ultima immagine che lascia nel dire “e prima che le stelle diventassero lacrime, e prima che le lacrime diventassero stelle”, che ho sempre interpretato come a dire: “sognavamo qualcosa che abbiamo perso, abbiamo conquistato qualcosa per quanto ci abbia fatto soffrire.”» Nicola, 28 anni
«Mi viene in mente “Mimì sarà“, bellissimo brano scritto per Mia Martini che anche lui ha cantato. Molto intenso ed intimo, che svela tutta la forza del loro legame che sembra fosse andato oltre l’amicizia… mi ha colpito quando l’ho sentito cantare da un mio amico molto bravo, amo cantarlo anch’io. Ci sono dentro tutte le fragilità di Mimì raccontate con estrema delicatezza e crudezza insieme. Un capolavoro poco noto del Principe poeta.» Antonella, 57 anni
Qualcuno ci ha invece raccontato di come De Gregori abbia cantato la sua malinconia:
«La canzone a cui penso è “Pezzi di vetro“. Era fine agosto quando decisi di aggiornare per l’ennesima volta il mio profilo Tinder, intenta a fare una importante scrematura a partire dalla bio, visto le troppe conversazioni fallimentari. Conosco un ragazzo, la nostra frequentazione è solamente fisica, ma questa volta rimango sin da subito colpita ed è inutile dire che lui era invece su un piano differente. Dopo un primo allontanamento ci ricasco, convinta di potermi gestire. Così non accade e anzi la mia mente inizia a vedere segnali laddove non ci sono. Scoraggiata chiudo definitivamente. Un mese dopo l’incontro casuale al Pratello, passata accanto a lui come una perfetta sconosciuta, sento però la solita connessione fisica di appartenenza, probabilmente mai ricambiata. Il giorno dopo pubblica la canzone di De Gregori e scrive citando il testo: “e non sai come mai in un minuto gli hai lasciato tutto quello che hai”. Magari è la solita illusione.» A. , 27 anni
E poi ancora:
«Ho ascoltato dal vivo varie volte De Gregori, la prima volta al Pavaglione a Lugo in una estate di 40 anni fa. Pochissime chiacchiere e tante canzoni, a me piace molto “Il bandito ed il campione“ omaggio a mio padre, fanatico del ciclismo dei “tempi duri”.» Alfonso, 64 anni
«Penso a “Viva l’Italia“: mi piace molto anche nella versione presente nell’album “Appunti partigiani” dei MCR. È una canzone a più voci che fa sentire davvero un Italia fatta di tante persone diverse ma comunque unite. Ancora più bella in questo momento storico!» Matteo, 29 anni
Come dicevamo all’inizio, la grandezza di un artista non sta nei premi o negli anni di carriera: sta nella capacità di trasmettere emozioni e di farsi ricordare. Auguri, Francesco!
La redazione di Borderlain.it ringrazia tutti coloro che hanno condiviso con noi i propri ricordi.