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Società

Simone De Beauvoir e Jean-Paul Sartre: quell’amore libertino che sa ancora di avanguardia

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Libertà: una parola che è stata in grado di tenere legate per ben 51 anni due delle menti più brillanti della seconda metà del Novecento.

Nel corso della loro storia d’amore, Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir sono diventati simbolo di un amore incondizionato, libero e per alcuni versi stravagante, fondato sulla condivisione di pensieri e idee.

Simone de Beauvoir, condividendo il pensiero del compagno, denunciava radicalmente le differenze di genere e, nelle sue opere, sosteneva la necessità di un cambiamento rispetto all’assoggettamento del “secondo sesso” in vista di una piena indipendenza sia maschile che femminile.

Il rapporto con Sartre, padre dell’esistenzialismo, si fondava su una sorta di “contratto” che permetteva di non adeguarsi e conformarsi alle consuetudini della società.

Non essere nessuno, scivolare invisibile attraverso il mondo, svolazzare dentro e fuori di se stessi, senza obblighi, godere di ampia libertà, interessarsi alle più tenui sfumature del cielo e del proprio cuore, sfiorare la noia, eluderla: non immagino una condizione più favorevole, quando si possiede l’intrepidezza della gioventù. (Simone De Beauvoir, La Force de l’âge, 1960)

Un nuovo modo di amare

I due si conobbero alla facoltà di Filosofia della Sorbona a Parigi, accomunati dal desiderio di rompere i dogmi e le norme socialmente accettate dalla borghesia perbenista dell’epoca.

Distanziandosi dai principi della società, entrambi provarono a modellare una nuova forma di amore, non più fondata sull’asservimento o sulla velata sottomissione di un partner all’altro ma, quasi paradossalmente, sull’infedeltà. Un’infedeltà manifesta e accettata come inevitabile, come condizione naturale che è vista come unico modo per evitare sotterfugi e ipocrisie caratteristici delle relazioni fondate sul matrimonio.

Il loro rapporto era regolato da una sorta di contratto, che prevedeva due anni di vita simbiotica alternati ad altri due di indipendenza ed esperienze con altri partner. Modello di un nuovo genere di coppia, aperta e lontana dal legame istituzionalizzato del matrimonio: «l’amato non può voler circoscrivere spontaneamente la propria libertà». (Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla)

La relazione sperimentale con Simone permise al filosofo di considerare l’amore come un modo per gestire la violenta necessità di dominare che caratterizza ogni essere umano: «l’amore», come affermò, «è uno sforzo contraddittorio per superare la negazione di fatto; ciascuno è alienato solo in quanto esige l’alienazione dell’altro».

In questa visione, infatti, il rapporto amoroso è estremamente contraddittorio, diventa una prigione costruita nella necessità che i due amanti hanno l’uno dell’altra: vorrebbero possedersi entrambi rispettando la reciproca libertà, che però finisce per essere limitata dalla decisione dell’impegno amoroso a cui restare fedeli.

Nel tentativo, dunque, di trovare una soluzione a questa impresa contraddittoria, Simone e Jean-Paul vissero la loro relazione in modo da distanziarsi dai canoni borghesi dell’epoca.

Non vissero mai sotto lo stesso tetto ma costruirono la loro relazione incontrandosi al Café de Flore, dove discutevano, si scambiavano pensieri e idee e condividevano le personali esperienze amorose vissute al di fuori del loro rapporto, in modo completamente trasparente.

Sartre, nelle sue lettere al “Castoro” (nomignolo di Simone) non si frena nel descrivere molto dettagliatamente le molte esperienze sessuali con le giovani allieve della filosofa, affascinate dalla figura della madrina del femminismo.

 

 

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Impegno e lotta politica

Si impegnarono nella lotta per i diritti e contro ogni totalitarismo ed ebbero un ruolo attivo in diverse occasioni.

Ad esempio, sostennero le lotte per i diritti dei lavoratori e delle donne durante il Maggio francese nel 1968. In occasione, invece, dell’instaurazione della Repubblica Islamica dell’Iran nel 1979, Jean-Paul e Simone si mobilitarono personalmente in difesa dello stato di diritto e lottarono contro la loro subordinazione e obbligo di indossare il velo.

Nel 1971 Simone De Beauvoir pubblicò il Manifeste des 343 salopes (Manifesto delle 343 prostitute), in cui reclamava la libertà di praticare l’aborto e più in generale l’autonomia rispetto alle decisioni che riguardano il proprio corpo e il proprio futuro, di contro alle costrizioni della morale borghese generalmente imposta.

Essere donna non è un fatto naturale, è il risultato di una storia. Non esiste un destino biologico, psicologico che definisca una donna in quanto tale.

 

Amore e libertà

 Ci separa la sua morte. La mia morte non ci riunirà. Così è; ed è già bello che le nostre vite abbiano potuto tanto a lungo procedere all’unisono. 

Il rapporto tra i due rappresenta tuttora una lezione esemplare sull’importanza della libertà personale: una relazione atipica ma sincera, che ancora oggi sembra essere all’avanguardia.

L’amore, così inteso, rivela essere la più alta forma di libertà: lo sguardo dell’altro, in questo modo, non rappresenta un impedimento o una costrizione, ma un’autentica accettazione.

Irene Ferigo
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