Ancora per questa settimana sono il DDL Zan e i Cinque Stelle a tenere banco. Entrato nell’aula del Senato lo scorso martedì il DDL Zan sta facendo fibrillare le forze politiche. C’è stato poi il colpo di scena nel Movimento Cinque Stelle nel quale sembrano essersi diradate le nuvole arrivando a un accordo fra Grillo e Conte.
Il DDL Zan spacca la politica: scenario al quale ci stiamo disabituando
Uno degli effetti nocivi dei governi di unità nazionale è l’assopimento del confronto parlamentare facendo apparire, un normale scontro politico, come catastrofe da evitare.
È quello che si sta verificando nella discussione sul DDL Zan dopo che Matteo Renzi ha deciso di riaprire il dibattito. Scontato sottolineare come la lettera vaticana abbia dato un forte assist a chi come Salvini e Meloni vogliono bloccare il DDL Zan; quello che non si poteva prevedere è la giravolta di Italia Viva pronta a porgere la guancia alla Lega.
È il ruolo dell’opposizione che deve fare di tutto per fare emergere le proprie istanze. Quello che è più strano è il fatto che non si abbiano gli stomaci per scontrarsi in parlamento rischiando anche la legge. Siamo troppo abituato ad assistere all’attività di ratifica delle Camere che quasi ci dimentichiamo come lì dentro si debba discutere e a volte anche rischiare non cedendo a mediazioni svilenti. Se fa paura lo scontro politico, allora abbiamo un serio problema con il concetto di democrazia; se esigiamo sempre di avere la sicurezza dei voti il Parlamento si trasforma davvero in un “timbratoio” di scelte prese in altro luogo.
Era fin troppo scontato come il DDL Zan accendesse il fuoco del dibattito politico e come la maggioranza straordinaria che sostiene Draghi si sarebbe spaccata. Ma chi vorrebbe che il DDL Zan fosse approvato dalla stessa maggioranza sa benissimo che, ove questo accadesse, saremmo di fronte a un testo annacquato che non inciderebbe per niente nella cultura del Paese.
La politica è l’arte della mediazione se questa può migliorare o implementare una proposta. Se deve produrre un’altra legge vetrina la mediazione sarebbe catastrofica. Il DDL Zan sarà un lavoro complesso, alla ricerca del voto in più; d’altra parte, signori, questo significa fare politica: non solo schiacciare un bottone dal proprio seggio.
Conte: tanto rumore per un accordo pacificatore
Sembra tutto finito: i Cinque Stelle dovevano scindersi in due partiti distinti: uno controllato da Beppe Grillo, l’altro da Giuseppe Conte per il quale il fondatore del Movimento aveva usato parole definitive.
Probabilmente il timore di dover scegliere fra le due visioni ha fatto muovere i pezzi grossi del Movimento Cinque Stelle: Luigi Di Maio e Roberto Fico che hanno messo in campo una serie di mediazioni fra Grillo e Conte.
Alla fine il Movimento Cinque Stelle è riuscito a risolvere l’enigma del traghettatore del lupo, del cavolo e della capra pigiando tutti e tre a bordo sedati dalla speranza di un futuro politico.
Piacerebbe a tutti scrivere di una politica che guardi alla luna, che stipuli accordi su valori fondamentali. Ahimè però accade sempre di meno. Succede piuttosto che si ammiri il dito, spesso corto e poco affascinante.
Nel caso dei Cinque Stelle il dito sono le imminenti elezioni amministrative e poi le politiche alle quali, arrivare sbrindellati in due partiti, non avrebbe rappresentato un buon punto di partenza. Con l’accordo raggiunto fra Conte e Grillo invece, non si indurranno gli eletti a una scelta e il Movimento Cinque Stelle potrà provare a sfruttare l’ottimo grado di popolarità di Giuseppe Conte. Dicesi real politique: che poi è la locuzione forbita di “salviamoci il culo”.
Fra real politique nei Cinque Stelle e tentativi di boicottare il DDL Zan va a concludersi anche questa settimana politica: un tempo nel quale sembra mancare un elemento fondamentale per guardare al futuro, il coraggio.