In vigore il nuovo DCPM. Ecco cosa nasconde e cosa sembra mancare
Leggendo attentamente l’ultimo DCPM, quello che da questa mattina regolerà le nostre vite, sembra di essere arrivati all’ultima spiaggia.
Probabilmente la lunga attesa per questo provvedimento segnala proprio il momento cruciale in cui ci troviamo. Il DCPM del 4 novembre ci dice una cosa che forse dovrebbe essere spiegata meglio: ovvero il gran lavoro per scongiurare un lockdown generalizzato. Lavoro che ha prodotto addirittura un nuovo meccanismo volto alla responsabilizzazione dei territori.
Ogni regione adesso sa il proprio grado di rischio e la rispettive misure da attuare. Con il variare del numero dei contagi e dell’ormai famoso indice di contagio Rt, potranno attenuarsi o inasprirsi. Questo consentirebbe di non bloccare l’intero Paese procedendo con piccoli isolamenti.
Peccato che la pratica abbia inquinato la poesia della teoria. Dalla ripartizione delle regioni nelle tre fasce di rischio infatti sorgono dubbi e perplessità. Ad esempio com’è possibile che ci siano soltanto quattro regioni rosse e due arancioni? Ma poi: com’è possibile che la Campania, che a detta di De Luca sarebbe al collasso, è considerata zona gialla?
Tutto questo è interessante ma anche un po’ preoccupante vista la differenza fra ciò che i territori riportano e ciò che invece ha prescritto il ministero della salute. Ci si aspettava tutt’altra ripartizione, quantomeno più coerente rispetto a quanto conosciamo.
Ha ragione il Presidente del Consiglio Conte chiedendo unità. È tuttavia impossibile non farsi delle domande alle quali, peraltro, non stanno seguendo risposte.
Se è vero come ci troviamo all’ultimo tentativo prima del secondo lockdown un po’ di trasparenza e lungimiranza sarebbero apprezzate. Anche perché chi da oggi è costretto a chiudere l’attività perché si trova in zona rossa o in zona arancione è giusto che sappia se questo ulteriore sacrifico porterà frutti.
Non è bella la sensazione di incertezza. Non sarebbe accettabile chiedere un secondo sacrificio abituandoci al digerire il terzo. Fra un po’ è Natale: siamo sicuri che questo cubo di Rubik sia manovrato con una logica? Non è che il 4 dicembre scopriamo lo scambio dei colori?
Per pretendere ottimismo dunque bisognerebbe infondere sicurezza e chiarezza di visione. Nel caso che questa ci fosse bisognerebbe rivalutare le capacità comunicative di Rocco Casalino.
Federico Feliziani
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