Si sono registrate diverse scosse all’interno della maggioranza di governo questa settimana. Dopo il caso Petrocelli Conte perde la commissione Esteri del Senato che va a Forza Italia che piazza Stefania Craxi alla presidenza.
Petrocelli decaduto ma Conte non tiene la commissione Esteri
Dopo le polemiche sulle affermazioni del senatore Vito Petrocelli bollato come filoputiniano da tutte le forze politiche, in commissione Esteri del Senato Conte non riesce a fare sintesi fra le anime del Movimento favorendo così la scaltra compattezza del Centrodestra che conquista la presidenza della commissione Esteri del Senato.
Schema antichissimo quello utilizzato dal Centrodestra per aggiudicarsi la presidenza della commissione Esteri del Senato con Stefania Craxi. Una pedina che arriva in un momento storico importante per la geopolitica che vede il Movimento di Giuseppe Conte critico sull’azione del governo nella guerra in Ucraina.
Come spesso accade in politica un fatto può essere osservato da diverse latitudini per vederne molteplici aspetti. Perdere la commissione Esteri adesso non può essere considerato un incidente di percorso: Conte avrebbe potuto prevedere la compattezza degli avversari che poteva sorprendere la frammentazione dei Cinque Stelle.
L’elezione di Stefania Craxi alla presidenza della commissione Esteri ha messo in luce un’enorme divisione nel movimento guidato da Conte. Mantenere la governance di questa commissione avrebbe dato a Conte una leva in più per incidere sulle scelte di Draghi per l’Ucraina; situazione che sarà difficilmente verificabile con Forza Italia alla presidenza.
Contemporaneamente la commissione Esteri del Senato avrebbe potuto essere il campo dove far capire a Di Maio chi è il capo politico dei Cinque Stelle. Insomma un’occasione di leadership per Giuseppe Conte che invece è stato intrappolato dalle correnti penstastellate.
I rubli che pagheremo per non essere lungimiranti
Quello del gas è un vero problema, inutile girarci intorno facendo discorsi teorici e filosofici. Ci sono casi in cui la politica deve intervenire praticamente pagando la propria miopia.
Non è un segreto come i fornitori di energia dai quali possiamo dipendere staccandoci dalla Russia non siano campioni di libertà. Dovremmo quindi ragionare su dove stiamo andando per provare a fare male a Putin. Il rischio è quello di abbandonare il gas di Putin per quello di un altro tiranno.
Stiamo raccogliendo i frutti della miopia da miopi. Se davvero al nostro Paese sta a cuore un’energia etica dovremmo pensare come produrla in casa evitando così il rischio molto forte di finanziare totalitarismi in giro per il mondo.
Non semplice ma comunque un problema da porsi per il futuro in particolare con una transizione ecologica tutta da impostare.