Sappiamo benissimo che il cibo è sempre stato protagonista indiscusso nella vita delle persone, un po’ per appagare gli istinti, andando sempre alla ricerca della sazietà e per sopprimere quell’ emotività instabile, spesso confortata da qualche barretta di cioccolata. Ma l’alimentazione è anche diventata culturale ed etica nel tempo, sensuale e artistica: un’evoluzione nella rivoluzione.
Già nel 1862 si diceva che ‘’L’uomo è ciò che mangia’’, riprendendo il titolo dell’opera ormai divenuta famosa di Ludwing Feuerbach, in cui l’obbiettivo etico (e politico) è appunto la ‘rigenerazione’ spirituale attraverso il materialismo. Perciò, psiche e corpo vanno di pari passo e, per migliorarne l’esistenza, bisogna partire da ciò che ci sostenta.
”La fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza”.
Conoscenza tramutata in bellezza, in arte… ed è ciò che andremo ad ampliare, osservando alcuni connubi celebri tra il cibo e l’arte dei nostri giorni.
La bellezza, la provocazione, lo stile, molto spesso fusi alle vivande, possono essere fonte di ispirazione?
Soggetto frequente delle pitture di tutte le epoche, il cibo nell’arte è stato simbolo di prosperità e decadenza, di nascita e morte, denominatore dell’aldilà, sacro, universale sino al simbolismo moderno delle industrie, della pop art e dell’arte concettuale, di cui è divenuto strumento di protesta.
Anche nella moda, la sua ascesa è a dir poco di rilievo: per esempio, l’abito Hamburger di Moschino indossato da Katy Perry al Met Gala 2019 o il famoso ‘’vestito’’ di carne di Lady Gaga.
Insomma, l’arte in tutte le sue versioni è quella che più accomuna il cibo più di quanto ci aspettiamo.
Si parla di alimenti afrodisiaci, di sensualità e di unione: è una mela il frutto dell’immortalità che Ercole riesce a conquistare nel giardino delle Esperidi, così come il “pomo della discordia” che scatena la guerra di Troia. Secondo la tradizione biblica fu proprio la mela a far cadere in tentazione Adamo ed Eva dando così origine al peccato originale.
Questo ‘’mondo’’ è come un caleidoscopio ricco di colori e sfaccettature che potremmo illustrarle all’ infinito, ma abbiamo davanti un dualismo in cui l’ingordigia e la seduzione, più vicine al popolo e alla quotidianità, sono elementi comuni diventati forma di espressione.
Hunger: la fame di Peter Foldes
Tra i primi progressi della Computer Art, negli anni ’70, il legame tra cibo e arte spicca per le prime creazioni di cortometraggi, tra cui quello prodotto dalla National Film Board of Canada e diretto da Peter Foldes nel 1973.
Hunger (o La Faim), è il titolo che racchiude una metafora morale sull’ ingordigia e avidità umana della società contemporanea. L’origine di tutto è la fame: di cibo, di soldi, di auto, di donne e tutto ciò che è materiale, ci infanga e ci trasforma. Perdere il controllo, avere e volere sempre di più, rende ancora attuale questo filmato.
Le sue immagini in continua metamorfosi catturano l’attenzione, quasi ad alienarci dall’effetto psichedelico e forte.
L’ ironia erotica di Marilyn Minter
In Green Pink Caviar del 2009, la Minter sfuma l’arte pop da quella raffinata. La sua passione per il corpo, la spinge ad utilizzare bocche femminili in stile erotico, quasi ‘’pornografico’’ in cui leccano, sputano e risucchiano gelatine alimentari, perline decorative per torte e altri alimenti scintillanti, esorcizzando a pieno la sensualità del cibo.
Trasgressione ed ironia sono caratterizzanti delle sue opere, spesso scelte anche da altri artisti come Madonna, appunto per la sua carica voyueristica e provocatoria.
Colori, movimenti, suoni ipnotici e le immagini di piacere sono stati accusati di sessismo, forse per una società non ancora pronta ad una donna che crea contenuti di ribellione sul diritto del piacere femminile. Un’ambivalenza tra innaturalità del corpo fuso alla bellezza e ricchezza di accessori decorativi.
Quella del cibo nell’arte è stata ed è ancora una tematica importante sotto tutti i punti di vista, da vedere e rivisitare, da amare e da odiare, e in cui positività e negatività sono poli esclusivamente meri all’arte.
a cura di
Antonella Vigorito
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