Immaginate un mondo in cui le stampanti 3D sono in grado di fornirci qualsiasi cosa. Proprio qualsiasi cosa, non più solo oggetti materiali o addirittura palazzi, ma anche organi. Come sarebbe il mondo se un organo che non funziona bene potesse essere sostituito non più con un organo donato, ma con uno stampato in 3D? Fantascienza, direte voi, e invece no, è medicina attuale.
Chirurgia ricostruttiva: l’inizio di una nuova era al Meyer di Firenze
Risale infatti a pochi giorni fa il comunicato dell’ospedale Meyer di Firenze che annuncia la riuscita di un intervento unico nel suo genere, il primo effettuato in Italia.
Il paziente operato era affetto da microtia, una patologia congenita rara (colpisce 5 bambini ogni 10.000) che comporta il mancato sviluppo del padiglione auricolare, in questo caso bilaterale. Il progetto, guidato dalla professoressa Monica Carfagni, nasce da una collaborazione fra l’equipe medica del Meyer e i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’università di Firenze, e prende il nome di T3Ddy. Questa iniziativa nasce dalla necessità di raggiungere sempre di più una medicina customizzata, dove ogni paziente è considerato come unico, con le sue personali esigenze. Ecco allora che nascono gessi fatti su misura per i piccoli pazienti, più leggeri e traspiranti, ma anche protesi interne, modelli per le simulazioni dei chirurghi e, ebbene sì, orecchie.
L’intervento
Come si può ricreare un orecchio dal nulla? Innanzitutto, è stato necessario effettuare uno studio approfondito del cranio del paziente tramite Tomografia Computerizzata. Grazie alla possibilità di ricostruire virtualmente l’orecchio è stato possibile dare a quest’ultimo la forma più naturale possibile, anche prendendo come modello l’orecchio della mamma del bambino. A questa prima fase sono seguite lunghe simulazioni da parte dei chirurghi, e alla fine è stato possibile eseguire il tanto atteso intervento. Grazie al modello 3D estremamente preciso creato dal laboratorio, i chirurghi sapevano esattamente quanta cartilagine costale prelevare e come plasmarla per dare all’orecchio la forma migliore possibile. È stato possibile inoltre ridurre i tempi dell’intervento (6 ore) e quindi quelli dell’anestesia.
A condurre l’intervento è stato il dottor Flavio Facchini (specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva) insieme alla dottoressa Alessandra Martin (chirurgo pediatra) e ai chirurghi dell’equipe del professor Antonino Morabito, anestesisti e infermieri.
“Al Meyer si inaugura una nuova frontiera della chirurgia ricostruttiva, che apre la strada anche ad altri tipi di ricostruzione 3D – afferma il Dott. Facchini – ad esempio per correggere le malformazioni del volto, alterazioni congenite del distretto testa-collo, gli esiti di traumi ed ustioni e gli esiti di interventi oncologici demolitivi. La tecnica che abbiamo applicato al Meyer rappresenta il futuro della chirurgia: i modelli 3D consentono di pianificare l’intervento chirurgico e di adattare, con una precisione che era impensabile con le tecniche 2D, il modello ricostruttivo al singolo paziente”. Fino ad ora, i modelli venivano disegnati manualmente.
Supereroi in camice bianco
Pensate come deve aver visto questo bambino i suoi dottori. Lui ci sentiva benissimo, ma le ripercussioni psicologiche e sociali di un tale difetto fisico, soprattutto a quell’età, devono essere state molto pesanti. Devono essergli sembrati dei supereroi, degli esseri in grado di plasmare orecchie dal nulla. Ora grazie a loro altri sei bambini affetti dalla stessa patologia avranno delle orecchie. Per quanto tutto questo possa sembrare fantascientifico, gente, ammirate: questi sono i miracoli della medicina.