Così è andata sprecata un’altra occasione per ragionare davvero di parità di genere
Uno dei grandi temi su cui la politica italiana è deficitaria è la parità di genere, questione spesso toccata con polarizzazioni che nascondono la sua importanza.
L’ultimo episodio si à concluso ieri sera con l’elezione della capogruppo alla Camera. Questo l’ultimo atto in risposta alla richiesta del neo segretario del Partito Democratico Enrico Letta di eleggere due donne come capigruppo del PD.
Una richiesta che ha subito scaldato gli animi all’interno dei gruppi parlamentari. Prima con la resistenza del capogruppo dei senatori Marcucci -poi convinto a lasciare il posto a Simona Malpezzi- e dopo con la competizione alla Camera fra Debora Serracchiani e Marianna Madia.
Un caso durato più di una settimana e mezzo, formato da diversi aspetti che lo rendono un esempio di come la politica debba fare ancora molti passi avanti nell’ottica della parità di genere.
La richiesta di Letta
innanzitutto la richiesta era già contenuta nella relazione con cui Enrico Letta si è presentato all’assemblea del Partito Democratico. Il presupposto – sostiene Letta- è quello di agire sulla prima linea del partito composta solo da uomini. Forse, arrivando da un’esperienza vissuta in un altro Paese, Letta si è reso conto di quanto sia evidente la disparità di genere sulla scena politica italiana.
Ma nella tattica di Letta non è entrato il tentativo di fare eleggere due capigruppo donna e vicini alla nuova linea politica. Il neo segretario si ferma al primo elemento: pretendere che a guidare i gruppi parlamentari del PD siano due donne, e basta.
Nel raggiungere l’obbiettivo ha commesso subito un errore. Per convincere il senatore Marcucci a lasciare l’incarico in favore di una donna ha ceduto alla richiesta che il successore sia di area riformista: la corrente da cui proviene lo stesso Marcucci.
Una concessione non di poco conto considerato che, uno degli obbiettivi di Enrico Letta, è quello di ridimensionare le correnti interne.
L’occasione persa è politicamente epocale. Perseguendo l’obbiettivo di avere due donne capigruppo PD Letta avrebbe potuto mandare anche un altro messaggio. Annientare le correnti interne non assecondandone le aspirazioni. Avrebbe potuto pretendere il confronto di più personalità politiche non basandosi unicamente sul genere.
Alla Camera la questione si è svolta più naturalmente. Graziano Delrio ha accettato subito di farsi da parte aprendo la strada alla competizione interna fra Debora Serracchiani e Marianna Madia. Un confronto nel quale Letta non ha messo becco nonostante entrambe le candidate alla carica di capogruppo abbiano un passato compatibile con il suo.
Il grande dilemma della parità di genere persiste. Apparenza o sostanza? Dalle dichiarazioni con cui Letta ha smorzato i toni appare evidente come abbia puntato tutto sull’apparenza non ponendo nessuna condizione oltre a quella del genere femminile.
Di strada la politica italiana ne deve ancora percorrere prima di trovare la vera parità di genere. L’uguaglianza sostanziale fra donne e uomini che mette al centro la persona, con le sue caratteristiche politiche, prima del suo genere.
Federico Feliziani
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