Nell’anniversario della nascita di Massimo Troisi, ripercorriamo le tappe della carriera del Pulcinella senza Maschera che oggi avrebbe compiuto 67 anni. Una carriera a cui è stata fatalmente posta fine da un cuore malato: a soli 41 anni, il comico dei sentimenti, se ne andò nel sonno, per un attacco cardiaco.
La Smorfia
Verso la fine degli anni ’70, Massimo Troisi- ragazzo di periferia di salute già cagionevole- si avvicina alla recitazione frequentando il gruppo teatrale di San Giorgio a Cremano, RH Negativo, che gli permette di allenarsi nell’interpretazione del più classico Pulcinella. Dall’interpretazione passa alla scrittura di canovacci senza schemi con il gruppo de I Saraceni che si trasformerà nella formazione ben più nota de La Smorfia. Con gli amici Lello Arena ed Enzo De Caro, Troisi parte dal Sancarluccio di Napoli nel 1977, per poi approdare nei teatri romani in cui desta l’attenzione degli autori del programma televisivo Non Stop. Tra gli sketch più noti: l’Annunciazione, San Gennaro e la Sceneggiata Napoletana. Dopo circa cinque anni di attività il gruppo si scioglie, per divergenze artistiche e personali dei membri. Troisi dice a proposito «La Smorfia mi limitava. Per me che intendo dire tante cose, era come muovermi in un cerchio chiuso».
L’Esordio Cinematografico
Nel 1981, Troisi debutta al cinema con Ricomincio da Tre di cui è sceneggiatore, regista ed interprete e per cui vince due David di Donatello. In una pellicola fortemente autobiografica, Troisi racconta i molteplici aspetti esistenziali del napoletano che “nun po’ viaggia’, po’ sul emigra’”. Al primo successo, segue poi, nel 1983, Scusate il Ritardo, titolo scelto sia per fare riferimento al lungo intervallo di tempo trascorso dall’uscita della prima pellicola sia per indicare la tematica inerente ai tempi e ai tempismi dell’amore. Tra il primo ed il secondo film, Troisi prende parte alla pellicola No, grazie il caffè mi rende nervoso, interpretando se stesso. Nello stesso periodo, collateralmente al ritorno in tv, costruisce il film Morto Troisi, Viva Troisi! in cui inscena la sua morte e racconta in maniera postuma la sua carriera. Il ritorno al piccolo schermo getta il seme per la collaborazione con Roberto Benigni che vedrà i suoi frutti nell’uscita di Non ci Resta che Piangere: un accidentale viaggio nel tempo che può servire per evitare che Colombo scopra l’America.
Verso l’Oscar
Verso la fine degli anni ’80 collabora con Marcello Mastroianni ed Ettore Scola: Splendor, Che ora è? e Il viaggio di Capitan Fracassa sono i capolavori che lo consacrano come interprete dalla forte capacità drammatica. Gli ultimi due lavori sono Pensavo fosse amore…invece era un calesse, di cui è anche regista, e Il Postino. Sarà proprio quest’ultimo lavoro a portare la figura di Troisi sotto gli occhi dell’industria cinematografica internazionale. Nel 1993 Troisi inizia a girare il film, nonostante i problemi di salute, e ne affida la regia partecipata all’emergente Michael Radford. Dopo la morte dell’attore, il film viene candidato a cinque premi Oscar– di cui Troisi come Miglior attore protagonista- aggiudicandosi il premio per la colonna sonora di Bacalov.
Ode alla Napoletanità
Di Massimo Troisi, a quasi 26 anni dalla sua scomparsa, resta la sua capacità di raccontare Napoli anche attraverso un elemento come quello linguistico che gli ha permesso, nonostante la regionalità, di essere compreso a livello nazionale ed internazionale. Con Troisi, il dialetto napoletano, ha acquisito maggior forza per imporsi come lingua. Il suo essere Pulcinella senza Maschera ha infranto la barriera linguistica, anche attraverso quell’espressività che spesso si sostituisce alle parole. Come scrisse di lui Benigni:
«La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!;
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
“Non si capisce”, urlavano sicuri,
“questo Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!»