C’è un tempo in cui sono stata vegetariana, una vegetariana per caso. Da un giorno all’altro, senza averlo troppo previsto, mi sono ritrovata a non mangiare carne e a limitare sempre di più il pesce. Mia madre – con una lunga tradizione di affettati alle spalle – non l’ha presa bene. “Bisogna mangiare tutto senza esagerare“. Di questo ero consapevole, ma per me diventare vegetariana è stata una scelta non scelta (come il non esserlo più).
Di certo le tradizioni culinarie e gli stereotipi non mi hanno reso la vita facile: immaginate rifiutare le lasagne della nonna e l’arrosto di maiale durante il pranzo di Natale. Ecco, non è semplice. E nemmeno essere vegetariana quando nelle tue zone il piatto tipico è stufato di carne di maiale e verze (la “cassoeula”, per chi vuole approfondire e essere giudicato) aiuta.
Per le persone a me care, la mia scelta era insensata. E ad un certo punto, me ne convinsi pure io: se sono solo io a rinunciare alla carne, se sono solo io a stare a casa il giorno della grigliata, ma chi me lo fa fare?
Qualcuno o qualcosa che me lo faceva fare c’era: il bisogno di riconnettermi con la natura e no, vi giuro che non ho copiato questa frase da un biscotto della fortuna. Io avevo davvero bisogno di natura, di sentirmi in pace con me stessa, con gli animali, con il pianeta.
Non so se vi piace andare in bici: io l’ho riscoperto solo di recente. Ricordo ancora la bici rosa che i miei mi regalarono da bambina. Ogni volta che vado in bici mi sento quella bambina curiosa di scoprire il mondo, spensierata, che si meraviglia nel bosco vicino casa e che non può permettersi di guidare il manubrio con una mano sola. Nell’ultimo periodo, sono risalita in sella, anche questo un po’ per caso, e anche qui, in risposta a quell’urgenza di ritagliarmi il mio piccolo spazio di natura.
A Venezia, dove abito, manca il verde e ne sento una profonda nostalgia. Eppure, da quando mi sono trasferita, il mio angolo di natura sono sempre riuscita a scovarlo. Forse perché nei miei tanti viaggi i posti che più custodisco nel cuore sono quelli dove non c’è nulla. Il deserto Wadi Rum in Giordania, le scogliere Irlandesi, le nostre Dolomiti, sono posti dove concretamente non c’è niente, eppure c’è tutto. C’è natura, così bella e intangibile da mozzare il fiato.
Al posto di essere meteoropatica (in realtà sono anche questo), sono “naturopatica”: ho un incessante bisogno di natura, e se non riesco a ritagliarmi il mio angolino verde, sono di cattivo umore. Al cinema preferisco una passeggiata nel prato vicino casa; al posto delle serate in discoteca scelgo la spiaggia, il rumore delle onde; amo le città che stanno vicino a corso d’acqua: vederla scorrere mi rilassa.
Spesso essere così mi fa sentire sola, perché ho la sensazione che sempre meno persone condividano questo mio bisogno di natura. E forse per un periodo nemmeno io lo percepivo. A mio malgrado, non posso dissociarmi dalla lista infinita di coloro che a un certo punto della vita ha desiderato ardentemente di abitare in una città come New York. Ma so per certo che questo mio desiderio era più o meno equivalente a quello che avevo da bambina di ricevere un pony per Natale.
Nel mio caso, una scelta è tale solo se avventata. Sono una persona impulsiva, e per questo so che quando qualcosa me lo sento dentro, forte e chiaro, allora devo fare in modo che diventi realtà. Così sono diventata vegetariana e così non lo sono più, ma dentro di me ancora arde quell’urgenza, e so che quella porta per me non sarà mai chiusa.
Leggevo da qualche parte che nulla ha senso in sé, siamo noi che apportiamo significato alle cose, e in un certo senso colmiamo il vuoto che ci sembra di percepire, il vuoto dell’apparente mancanza di senso. È da un po’ di tempo che avverto una certa pienezza dentro di me. Riconnettermi con la natura mi aiuta a colmare quel vuoto che talvolta provo. Le cose mi appaiono ancora senza motivo, in particolar mando quando mi capita di stare male, ma ora percepisco una chiara connessione tra la parte di me che soffre e la parte di me che nella natura guarisce, come un rapporto di causa effetto.
Il nostro pianeta ora sta soffrendo, e a noi spetterebbe guarirlo, o almeno ripagarlo di quanto ci dà, ogni giorno. Ecco perché io vi invito a rinnamorarvi della natura. Ora che tutto riapre, fa bene tornare dove ci rifugiavamo quando tutto era chiuso. La natura è sempre stata lì, ma per quanto ancora?