Benvenuti ad un nuovo appuntamento con RecenSara, la rubrica di cinema a base di recensioni che esplora il mondo delle piattaforme streaming alla ricerca di prodotti, vecchi e nuovi, da consigliarvi (o sconsigliarvi).
Il protagonista della recensione di oggi è “Beckett“, thriller politico distribuito da Netflix, prodotto da Luca Guadagnino e diretto da Ferdinando Cito Filomarino, al suo secondo lungometraggio.
Beckett, turista americano in vacanza in Grecia con la fidanzata April, viene coinvolto in una folle caccia all’uomo accompagnata da una cospirazione politica.
Bene ma non benissimo
“Beckett” è per il giovane Filomarino il secondo lavoro come regista; il primo “Antonia.“, biopic sulla poetessa Antonia Pozzi, aveva ricevuto critiche tutto sommato positive ed era stato candidato al Nastro d’argento al miglior regista esordiente. A distanza di sei anni, in cui si è dedicato alla realizzazione di cortometraggi, torna al lungometraggio con una storia originale di cui lui è anche soggettista. Totalmente lontano dalle dinamiche biografiche del film precedente, “Beckett” mantiene in comune con “Antonia.” uno stile che predilige l’uso dell’ambiente come riflesso delle sensazioni del protagonista. La regia di Filomarino è infatti molto curata, a tratti poetica nella messa in scena, con una fotografia dai toni caldi che invecchia il film di dieci anni (riportandolo negli anni in cui è ambientato).
A non convincere pienamente sono però la storia e la sceneggiatura. Se nella prima parte assistiamo a dinamiche di suspence e di mistero molto coinvolgenti, nonostante il ritmo un po’ troppo lento, superata la metà del film la tensione lascia posto ad un susseguirsi di eventi piuttosto prevedibili e tendenti all’esagerazione. Il protagonista Beckett passa dall’essere un uomo in fuga senza saperne il motivo, all’essere coinvolto in un complotto politico ai limiti dell’assurdo. L’ingresso nella storia della sottotrama politica indebolisce il risultato finale e impedisce di mantenere l’atmosfera thriller, di gran lunga più interessante.
L’effetto finale è un film ben fatto dal punto di vista visivo che non riesce a fare centro negli aspetti diegetici.
John David Washington: dal football al red carpet
A caricarsi sulle spalle il peso di un film che fatica a trovare la sua quadra perfetta, ci pensa John David Washington, figlio di Denzel Washington, nonché ex giocatore di football. Con il ruolo di Beckett, Washington dimostra ancora una volta il suo incredibile talento, portando sullo schermo una perfetta intensità e contribuendo a rendere il film leggermente più godibile. Sia per il buon lavoro di Washington, sia per il totale protagonismo del suo personaggio, il resto del cast risulta meno di impatto. Sicuramente complice la scelta di far recitare molti in greco senza alcun sottotitolo.
Un film che si perde nel finale
Nonostante l’interpretazione impeccabile di Washington e l’ottima regia di Filomarino, “Beckett” raggiunge a mala pena la sufficienza, risultando incompleto e frettoloso sul finale. Da lodare però è la colonna sonora curata da Ryūichi Sakamoto. Specialmente nella parte iniziale infatti riesce a rendere perfettamente il clima di tensione di cui è protagonista Beckett.
VOTO: 2/5
Come sempre l’appuntamento con una nuova puntata di RecenSara è fra due settimane. Alla prossima!