Dopo un mese dall’annuncio è uscita Immuni: l’app che dovrebbe servire a monitorare i contagi da Covid- 19. Il sistema però sembra impreparato a questo balzo tecnologico
La stavamo aspettando da un mese, ci chiedevamo come fosse e se potesse aiutare davvero il contrasto al Coronavirus. A due giorni dalla riapertura delle regioni l’app Immuni è finalmente apparsa sui nostri App e Play Store. Sembra che in sole quarantott’ore sia stata scaricata da mezzo milione di utenti.
Come funziona però l’app Immuni?
Dopo tante ipotesi possiamo finalmente capire cos’è Immuni e soprattutto come funziona. Come anticipato un mese fa è un’app che aiuta a capire se si è entrati in contatto con qualcuno positivo al Covid- 19.
Quando scarichiamo Immuni, l’app ci chiede tre dati: dichiarare di avere più di 14 anni, la regione di residenza e la nostra provincia. Ci chiederà infine di attivare il bluethooth nel caso non sia già attivo. Non importa tenere aperto Immuni: funzionerà ugualmente e registrerà tutti i telefoni, su cui è installata l’app, a cui ci avvicineremo meno di due metri. Tutto in forma anonima e senza geolocalizzazione, assicura il garante della privacy.
Nel caso in cui entreremo in contatto con una persona positiva che utilizza Immuni ci arriverà una notifica. A quel punto potremo richiedere il tampone e verificare se siamo stati contagiati. Se risultassimo positivi al tampone dovremo comunicare all’operatore il codice generato automaticamente da Immuni così da essere inseriti nell’elenco degli utenti positivi.
Tutto bello: un passo avanti gigantesco. Quando ci siamo fatti i complimenti per essere arrivati prima di Francia e Germania, sottovoce ci dovremo anche dire come ancora una volta siamo partiti dalla fine. Certo, per la comunicazione politica questa è la strada più facile: si ha un risultato concreto e tangibile da poter rivendicare rapidamente. Per l’efficacia però abbiamo ancora molta strada da fare.
Sì perché, per un buon funzionamento di Immuni servirebbe un sistema di risposta ben oliato. Servirebbero migliaia e migliaia, decine di milioni di tamponi pronti all’uso. Servirebbe poi una formazione tecnologica al personale sanitario che dovrà rapportarsi con migliaia di codici informatici. Sarebbe stato utile trovare infine un sistema alternativo che superasse il divario digitale presente nel Paese.
È evidente come, se l’utilizzo di Immuni è affidato alla volontà di ciascuno, è probabile che il tracciamento potrebbe non essere così preciso come si vorrebbe. Non è sufficiente arrivare prima di altri nello sfornare applicazioni. In questo caso la rapidità non è un valore aggiunto. La scelta di utilizzare un’infrastruttura tecnologica per monitorare l’andamento del contagio avrebbe dovuto avere come presupposto la preparazione del sistema con il quale dovrà interagire. Ci siamo comprati una Ferrari senza avere la patente per guidarla.
Il problema è che stiamo discutendo del contrasto ad un virus che ha fatto migliaia di vittime e contro il quale non ci si può permettere di sbagliare.
Abbiamo aspettato tanto per poter scaricare Immuni. Avremmo potuto aspettare ancora se ci avessero garantito un’efficienza strutturale maggiore. Così sembra un progetto incompleto al quale stiamo affidando il nostro futuro.
Federico Feliziani
Leggi anche: “Scorta Fontana, Azzolina, Silieri: le ombre della politica dell’odio“
Ti sei perso l’ultimo Cronache di un Borderlain? Clicca qui