Il nome Anna Frank è conosciuto dai più.
Sono in pochi a non conosce la storia della ragazzina ebrea che dal ‘42 al ‘45 rimase rinchiusa nell’alloggio segreto assieme ad altre sette persone.
Di questa esperienza si salvo solo il suo diario.
Anna Frank fu arrestata il 4 agosto del 1944 e mori nel febbraio del 1945 nel campo di concentramento di Bergen Belsen.
Oggi il suo diario è considerato una delle più importanti testimonianze della Shoah.
Una testimonianza che non ci possiamo permettere di dimenticare.
Una testimonianza di speranza
Anna Frank aveva solo tredici anni quando sotto il diluvio si reco nel rifugio assieme alla sua famiglia. Tredici anni e un insaziabile speranza che traspare tra le sue pagine.
Speranza che non venne mai a meno.
Per tutti i venticinque mesi che trascorse nel rifugio Anna non lascio mai che l’orrore della guerra prendesse possesso della sua vita.
Anna guardava al futuro, forse con l’ingenuità dei suoi anni, ma senza mai davvero smettere di crederci.
Ma alla fine l’orrore la divorò, e la follia nazista mise fine alla sua vita.
Una domanda oggi rimane: chi sarebbe stata Anna Frank se fosse sopravvissuta?
Non lo possiamo sapere. Anna Frank sopravvive oggi nelle pagine del suo diario ma nulla più.
Di lei solo il ricordo rimane, di altri milioni di persone deportate neppure quello.
L’orrore nazista
Furono infatti circa sei milioni coloro che morirono nei campi concentramento.
Milioni di vite e di sogni interrotti ancora prima di morire.
L’annullamento che avveniva nei campi di concentramento era totale. Non più uomini e donne ma ingranaggi di una macchina di morte. Privati dei più basilari diritti.
I loro volti sono stati cancellati dalla storia, coperti dallo scorrere del tempo ma ciò che a loro è stato fatto purtroppo non è stato cancellato. Ancora oggi l’orrore si ripete.
La storia si ripete
I campi di concentramento come quello in cui mori Anna Frank esistono ancora.
Esistono e poco o nulla hanno di diverso dall’inferno creato dai nazisti negli anni ‘40.
Esistono per esempio in Corea del Nord, e si chiamano “Kwalliso”.
Sono “colonie penali” dove i dissidenti politici (ma spesso anche solo i familiari di questi) vengono rinchiusi e costretti a lavorare in condizioni disumane per molte ore al giorno. All’interno di queste “colonie” vi sono anche dei bambini.
In Libia invece sono i migranti provenienti dall’Africa subsahariana ad essere rinchiusi in veri e propri Lager, con la complicità dell’Unione Europa che dal 2017 finanzia la guardia libica per impedire che i migranti raggiungano le coste europee. Dal 2017 consegniamo uomini e donne nelle mani dei loro carnefici mentre l’Italia continua a vendere armi alla Libia (in questo è seconda solo alla Francia). Non siamo in fondo migliori dei molti delatori che consegnarono gli ebrei ai nazisti.
Intanto in Cina chiunque appartenga ad una minoranza etnica viene trasportato nei Laogai, centri di rieducazione dove i prigionieri sono costretti a lavorare anche 18 ore al giorno.
In Cina oggi ci sono 1405 Laogai. Otto milioni sono invece le persone che vi sono rinchiuse.
Un inferno che non conosce fine
L’inferno che ha inghiottito Anna Frank non è mai finito. Milioni di persone, tra cui anche adolescenti e bambini, vengono quotidianamente torturati, sfruttati e uccisi.
Per questo ancora oggi la testimonianza di Anna ha importanza.
La voce di Anna Frank oggi è la voce non solo di un passato terribile ma anche di un presente che spesso non vogliamo vedere e di quei bambini di cui forse mai conosceremo il volto perché uccisi e dimenticati dalla violenza di un mondo che nulla di umano ha.
Un mondo che spesso invece inferno è.