Analfabeti funzionali: quasi un italiano su tre è vittima di questa inabilità. I social amplificano le carenze e le portano sotto gli occhi di tutti. Il 97% della popolazione italiana possiede un telefono; il 76% utilizza uno smartphone; 9 persone su 10 sono quindi connesse alla rete, ne consegue un utilizzo di internet, in tempi recenti, che supera quello della tv. Siamo online 6 ore al giorno, di cui 2 ore sui social network. Si potrebbe facilmente dedurre che la nostra natura sia in evoluzione e in adeguamento all’era digitale. E invece no. Sulla strada verso il progresso, il nostro Paese viaggia con il freno a mano tirato. Un freno che si chiama analfabetismo funzionale.
Dati preoccupanti.
Il 47% degli italiani, secondo i più recenti dati dello Human development report dell’OCSE nel 2009, è affetto da analfabetismo funzionale, ovvero è capace di leggere, scrivere, contare, ma non riesce a comprendere e ad interpretare le più basilari informazioni fornite in un testo. L’Osservatorio Isfol ha raccolto, nell’articolo “I low skilled d’Italia”, i dati su questa fetta di italiani analfabeti funzionali e ne ha tracciato un profilo, descrivendo i soggetti per antonomasia come un over 55, pensionato o che svolge lavoro domestico non retribuito, o un under 24 che non studia e non lavora e vive a casa con i suoi, è residente al sud o nel nord ovest del Paese. Sono analfabeti funzionali perché non hanno usufruito della scolarizzazione obbligatoria oppure perché, con il passare del tempo, la loro istruzione non è stata coltivata ed allora sono vittime di analfabetismo di ritorno.
Leggere e capire.
Mentre un analfabeta strutturale non è in grado di leggere le parole di un testo, l’analfabeta funzionale è perfettamente capace di distinguere lettere, sillabe e termini ma è in difficoltà nell’interpretazione di quanto appena letto. Ne consegue l’incapacità anche solo di seguire delle istruzioni come nel caso della compilazione di una domanda di lavoro, di un modello burocratico, di un form su un sito internet. A questa inabilità si aggiunge quella di non riuscire a leggere i testi in maniera critica, l’incapacità di discernimento della verità, l’assenza totale del dubbio. Le conoscenze e le potenzialità di questi soggetti subiscono costanti battute di arresto per la loro incapacità di interpretare la realtà quotidiana, incidendo sullo sviluppo dell’intera comunità in cui vive.
Social e libertà di espressione.
I social network hanno portato sotto gli occhi di tutti l’ingenza e l’incidenza del fenomeno, conferendo, nel più ampio slancio di democrazia, la libertà di espressione a soggetti di qualunque livello di alfabetizzazione. Sui social, gli analfabeti funzionali, sono quelli che neanche leggono il post che condividono perché “figurati se perdo tempo a leggere”, tanto poi la responsabilità di aver sollevato un polverone o di aver contribuito alla diffusione di notizie non veritiere non ricade su di loro. La libertà di espressione è spesso travisata ed interpretata come il diritto di poter dire tutto ciò che si pensa senza filtri, senza considerare le conseguenze e di sentirsi automaticamente legittimati a diffondere una notizia le cui fonti non sono verificate, generando ansie immotivate ed alimentando la macchina della paranoia, della psicosi e della calunnia.
Sono tra noi o siamo noi?
Aumentano gli utenti dei social, quindi, aumentano anche i seguaci di un sito di informazione ma non aumenta la percentuale di persone che realmente legge o comprende un articolo prima di averlo commentato o condiviso. Ne possiamo avere una prova tangibile nelle tante pagine social nate proprio sullo sfondo dell’ingente numero di commenti e considerazioni ad opera di utenti che con veemenza difendono il loro diritto a restare analfabeti funzionali.
Se durante la lettura di questo contenuto vi siete chiesti se qualcuno degli aspetti che definisce l’analfabeta funzionale corrisponde effettivamente alla vostra persona, state tranquilli: probabilmente essere arrivati a leggere fin qui vi permette di escludere la possibilità al 50%.