Si aprono oggi le audizioni nel Senato degli U.S. A. Sarà una conferma o una bocciatura della candidatura, proposta e fortemente sostenuta da Trump, di Amy Coney Barrett come giudice della Corte Suprema.
Nata a New Orleans nel 1972, ha studiato letteratura inglese. Alla Notre Dame Law School si è distinta come migliore studentessa della sua classe. È sposata con Jesse M. Barrett e ha sette figli, di cui due adottati ad Haiti.
La beniamina di Trump
Nel 2017 Trump l’ha nominata giudice della Corte d’appello degli Stati Uniti per il settimo distretto, ruolo che ha ottenuto, ma non senza l’opposizione dei democratici. All’audizione al Senato precedente la conferma della nomina, infatti, la senatrice Dianne Feinstein aveva espresso le sue preoccupazioni sulla Barrett. Dichiarò, rivelando il sentimento di diffidenza da parte dei democratici verso la candidata: “Il dogma vive ad alta voce dentro di te, e questa è una preoccupazione”.
Da allora è rimasta comunque tra i preferiti di Trump, che l’aveva già messa nella rosa dei candidati per la Corte Suprema nel 2018, quando era stato poi nominato Brett Kavanaugh.
Paladina dei conservatori e dei cattolici
La Barrett non è solo paladina dei conservatori, ma anche della comunità religiosa americana. Fa parte di un gruppo cattolico religioso chiamato “People of praise” che “ammira i primi cristiani che erano guidati dallo spirito santo a formare delle comunità” e della quale fanno parte “coloro che hanno sperimentato la benedizione del battesimo nello Spirito Santo e i doni carismatici come descritti nel Nuovo Testamento”.
Alle domande riguardanti la possibilità che il suo credo possa influenzare il suo lavoro, Barrett ha sempre risposto: “la mia appartenenza alla chiesa o la mia fede religiosa non inciderebbero sull’adempimento dei miei doveri di giudice.”
L’originalismo
Amy Coney Barrett, nell’esercitare la sua professione, adotta un approccio definito “originalista”, che potrebbe aver assimilato nel corso del suo lavoro post laurea per il giudice – ex membro della corte suprema – Antonin Scalia, anche lui fedele a questa dottrina e al conservatorismo.
L’originalismo prescrive di non interpretare la costituzione, bensì di ricercare il significato delle parole della legge “nel contesto di senso che avevano, presso l’opinione pubblica, al momento della loro adozione”, attenendosi al testo originale e non aggiornando “i testi normativi alla luce di una (pretesa) evoluzione della coscienza sociale”.
Filosofia giudicata da molti controversa e l’approccio tendenzialmente dogmatico che prescrive ha contribuito ad aumentare il sospetto con cui i democratici guardano alla nuova candidata.
La Corte Suprema verso destra
Amy Coney Barrett andrebbe a sostituire l’icona liberale Ruth Bader Ginsburg. Venuta a mancare poco meno di un mese fa, aveva chiesto nel testamento politico di non essere sostituita fino all’insediamento del nuovo Presidente. Le sue richieste non sono state ascoltate da Trump, che ha ora un’ottima occasione per spostare l’ago della bilancia della Corte Suprema ancora un po’ più verso destra. Si andrebbe dunque verso una maggioranza, in caso di conferma della nomina della candidata da lui proposta, di sei a tre.