Droga, alcol, fumo: c’è chi li considera elementi indispensabili per una serata da sballo, chi invece si oppone totalmente al loro uso, ma ciò che più strettamente rappresentano sono tre modalità, per quanto diverse tra loro, con cui si può perdere il controllo. E chi si rivolge a loro chiede proprio questo: oblio dalla realtà, rilascio delle tensioni. Ma fino a che punto?
Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga
La droga, la più potente fra i tre alleati, comporta maggiori effetti sul corpo: si tratta di effetti psicofisici che inducono, a seconda del tipo di droga che si assume, una sensazione di piacere, cambiamento nell’umore e attenuazione di ansia e stress. Ma a questi si accompagnano una serie di effetti collaterali particolarmente dannosi per il sistema nervoso e, se i consumi di sostanze stupefacenti sono particolarmente elevati, un biglietto di sola andata per il tunnel della dipendenza, dal quale uscire risulta sempre più complesso.
Al fine di sensibilizzare e indurre maggiore consapevolezza dei pericoli annessi al consumo e al traffico di droghe, l’ONU ha istituito il 26 giugno come giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga.
Droga sul lavoro
La droga spesso viene fatta passare come un problema “da giovani”, di chi l’assume per “sballarsi”, eccedendo tra uno spinello e l’altro alle feste. Ma il consumo di droghe va molto al di là di questo, raggiungendo anche la dimensione lavorativa. La dipendenza inizia nel momento in cui la droga diventa l’unico modo per sopportare la quotidianità. E se la quotidianità è fatta di monotonia, ripetitività, precarietà e insicurezza, non c’è da meravigliarsi se sempre più lavoratori fanno uso di droghe. Le sostanze stupefacenti diventano, specialmente nel caso delle grandi fabbriche in cui gli operai eseguono lavori sempre uguali per molte ore consecutive, un antidoto all’alienazione, dando l’illusione di migliorare le prestazioni e sopportare meglio lo stress.
Il futuro del lavoro
Gli imputabili di questo drammatico fenomeno, sempre più in crescita negli ultimi anni – e sempre poco discusso – sono coloro a capo delle aziende. Direttamente o indirettamente che sia, sono causa delle preoccupazioni che inducono sempre più lavoratori ad assumere droghe per poter sopportare la giornata lavorativa. Tutto ciò risulta al limite dell’umano.
I rapporti di lavoro sono spesso radicati nella superficialità: i lavoratori vengono misurati in base al profitto e la produttività che apportano all’azienda. Ma un lavoratore è prima di tutto una persona – con dei diritti – e per questo ci sono dei limiti che non si dovrebbero superare. Se il lavoro ci porta a valicare questi limiti tanto da portarci a farci del male, allora c’è qualcosa che non va nel sistema. E non è si tratta di un problema nuovo, ma uno di quelli dalle radici profonde, che, nonostante il passare degli anni e le sue continue manifestazioni, non ha ancora soluzione.
E questo, soprattutto dinanzi all’incertezza del panorama lavorativo odierno, ci insegna a non disdegnare coloro tra i giovani dalle grandi ispirazioni, che vogliono esprimere loro stessi al di là delle conseguenze. Perché tali conseguenze non possono essere peggio di un futuro di alienazione e dipendenza da droghe. E la ricorrenza odierna ci porta anche a riflettere sul futuro lavoro in questi termini, sui pericoli tangibili che le droghe apportano nella società.