Sono tante e sono nonne, le protagoniste di Pasta Grannies, un progetto inglese ideato da Vicky Bennison che vuole documentare e salvaguardare la cucina casalinga italiana. Nato come blog e canale YouTube, ed evolutosi poi in un best seller, Pasta Grannies racconta decine e decine di ricette delle nonne italiane che fieramente continuano a portare avanti la tradizione della pasta fatta in casa, un’usanza dalle gestualità e sapori d’altri tempi che, se non tramandata, rischia di essere dimenticata. Per conoscere meglio questo progetto ormai attivo da più di 5 anni, abbiamo intervistato Livia De Giovanni, cuoca di Faenza e procacciatrice di nonne su tutto il territorio nazionale.
Com’è nato il progetto Pasta Grannies e soprattutto quali sono i valori che questo format ha valuto trasmettere ad un pubblico principalmente inglese?
Vicky Bennison è l’ideatrice del progetto io mi sono unita a lei un anno dopo l’inizio. Lei è una food blogger e facendo ricerca in Italia si è accorta di un gap che sarebbe avvenuto a livello generazionale perché le ricette tradizionali e la manualità delle donne in cucina si stavano perdendo. Avendo una residenza estiva nelle Marche ha riscontrato che questo fenomeno si sta già verificando in quella zona. Ha così pensato di iniziare a fare dei video per ricordare la manualità di queste donne ancora attive nella preparazione di piatti che da una certa età nessun altro è più in grado di fare. Io mi sono unita a lei quasi cinque anni fa e dal momento che non è italiana cercava qualcuno che la aiutasse a trovare le nonne in giro per l’Italia. Quando me lo ha chiesto sono rimasta colpita perché è una cosa che mi sarebbe piaciuto aver fatto quando la mia nonna e la mia dada – da cui ho imparato a fare le tagliatelle – erano ancora in vita.
Come sei riuscita a metterti in contatto con le nonne di tutta Italia?
È molto difficile mettersi in contatto con certe signore, soprattutto se hanno tra gli 80 e i 90 anni. Chiaramente bisogna arrivarci attraverso altre persone di cui loro si fidano, quindi dipende molto dalla famiglia e da chi glielo chiede. Ad esempio in un paese della Sardegna volevamo fare il video su una pasta chiamata lorighittas. Una signora che aveva 93 anni all’epoca ci ha dato la sua disponibilità ed è stato il video che ha riscosso più successo (fino ad oggi contiamo più di 900.000 visualizzazioni ). Lei l’ho trovata ad esempio attraverso il sindaco del paese, perché sapevo che questa pasta si faceva solo in quella località e quando il paese è piccolo si riesce ad ottenere il numero del sindaco in poco tempo. Lui mi ha così consigliato di fare il video con quella che era la sua vicina di casa, che ovviamente mi ha detto di sì, visto che gliel’aveva chiesto il sindaco. Al nord forse è un po’ più difficile, sono un po’ più diffidenti ed ovviamente se devo andare in una grande città non chiamo il sindaco. Quindi ci sono strategie diverse a seconda di dove decidi di fare il video. Il posto in cui ho trovato più pasta è l’Emilia Romagna, e lì riesco ad arrivare alle nonne attraverso la proloco e le sagre. Anche in questo caso dipende sempre molto dalla fiducia che le signore hanno in chi gli fa la proposta. Altri video che hanno avuto molto successo ad esempio sono quelli con le mie vicine di casa a Faenza che si fidano di me e mi conoscono.
Le signore coinvolte hanno capito la portata del progetto? Perché anche in questo senso il divario generazionale ha il suo peso. Dopo una certa età molte persone non hanno la minima idea di come funzioni la fruizione di contenuti su Internet, ed in questo caso specifico su Youtube.
Loro sono molto contente di partecipare ai video, però non quanto i famigliari che capiscono veramente la portata del progetto ed il fatto che le loro mamme o nonne diventino davvero famose. L’ultimo video ad esempio l’ha visto anche Jamie Oliver commentando su instagram con “wonderful”. La signora del video ovviamente non conosce Jamie Oliver e nemmeno i suoi figli, però è stata contenta del momento in cui l’abbiamo filmata, non tanto del risultato finale di cui probabilmente non si renderà conto. L’entusiasmo nasce dal fatto che in quel momento c’è qualcuno di interessato a vedere quello che sta facendo, ma non perché il suo video avrà migliaia di visualizzazioni. In alcuni posti, ad esempio in Trentino alcune signore mi hanno proprio chiesto: “Ma a chi interessa questa cosa?”. In Italia forse siamo un po’ chiusi di mente in questo senso, le signore coinvolte nel progetto non pensano che le loro ricette verranno replicate, cosa che invece sta accadendo all’estero. Lo si può notare dai commenti che vengono fatti ai video.
Secondo te perché noi italiani rischiamo così tanto di perdere la tradizione della pasta fatta in casa?
I giovani italiani hanno la mamma e la nonna di solito esperte in cucina. Molto spesso non provano neanche a fare la pasta in casa perché sanno che non possono competere. Gli stranieri invece, visto che non hanno questa tradizione sono più spinti a provare. Del resto le nostre nonne per noi sono le più irraggiungibili ed esperte in cucina e spesso non ci azzardiamo nemmeno a pensare di riuscire ad essere più bravi di loro. I nostri video infatti non interessano molto al pubblico italiano, tranne ovviamente i famigliari delle signore coinvolte. Spesso gli italiani pensano già di saperle fare queste cose, mentre gli stranieri sono un po’ più aperti ed interessati. Forse è per questo che i nostri video sono guardati dagli italiani che vivono all’estero, e che quindi sentono sentono la mancanza del loro passato e delle loro nonne. I video infatti sono molto seguiti in Sud America e in Argentina, posti dove in passato ci sono stati grandi flussi migratori italiani. Qui in Italia principalmente si pensa o di sapere già fare certi tipi di preparazioni o non si sente bisogno di imparare perché le nostre nonne e mamme continuano a prepararcele. Il problema è che così le tradizioni rischiano di andare perdute.
Com’è cambiata la tua attività nel periodo del Lockdown dovendo fare i conti con l’impossibilità di organizzare i video per Pasta Grannies?
Io lavoro anche per un tour operator che fa lezioni di cucina in giro per l’Italia. Loro sono inglesi, ma per il momento non possiamo spostarci, quindi stiamo facendo lezioni online. Principalmente insegno a fare la pasta, grazie anche all’esperienza maturata con Pasta Grannies. Per quanto riguarda i video con le signore invece, avevamo previsto di andare in Sicilia e in Sardegna, ma nell’impossibilità di spostarsi ho trovato quattro signore della zona, tanto Faenza è una risorsa continua di nonne che fanno la sfoglia. A luglio andremo in Sicilia, chiaramente c’è un po’ di timore, specialmente ad entrare nelle case per fare le riprese. Però abbiamo già organizzato tutto, speriamo che abbiano comunque il piacere di accoglierci!
Durante la quarantena dai social si è potuto riscontrare che in molti si sono dati da fare in cucina. Tra pizze, pane e pasta fatta in casa sembra che il lockdown ci abbia spinto a ritrovare le nostre origini proprio tra i fornelli. In questo senso le ricette e i corsi online di cucina sono stati decisamente rivalutati… tu cosa ne pensi di questo fenomeno?
Sicuramente un sacco di gente si è impegnata a cucinare in questo periodo. C’è stata la disperazione di non trovare il lievito, mentre in Inghilterra ad andare a ruba è stata la farina per fare il pane. Noi più che altro volevamo fare la pizza. Secondo me in generale le persone si sono rese conto che queste cose si possono imparare anche online senza avere un’esperienza diretta. Quello che noto dal mio lavoro è che sicuramente c’è molta più attenzione durante le lezioni online che faccio con i miei ospiti inglesi che ascoltano molto di più rispetto a quando faccio le lezioni dal vivo e siamo tutti attorno ad un tavolo. Il video in questo senso riesce a restituire meglio la gestualità da compiere per la realizzazione delle ricette. Mi sembra che da remoto le persone ci mettano più passione e sicuramente il fatto di essere stati chiusi in casa ha influito. Questo tipo di attività sono le classiche che si rimandano sempre perché o non si ha mai tempo o si è sempre fuori di casa.
Isabella Calderoni