Mario Balotelli, quando fallisce, è solito prendersela con tutti. Presidenti, allenatori, giornalisti, tifosi.
Nella testa di questo ragazzone alto quasi due metri ogni critica, ogni sconfitta professionale, è dovuta ad un marchio da bad boy che gli è stato affibbiato dagli altri.
Non è colpa sua se in campo reagisce male, viene provocato. Non è colpa sua se non viene convocato, è malvisto da ct e allenatori. Non è colpa sua se è discontinuo, forse tutti si aspettano troppo da lui. Ma abbiamo mai sentito dire a Mario Balotelli “è colpa mia?”.
Una rockstar sregolata con gli scarpini da calcio
Il disprezzo di ogni regola, le balotellate (che per la cronaca compaiono anche sulla Treccani, ndr), hanno dato a Mario quell’aura da rockstar maledetta del calcio mondiale. Quel suo essere costantemente la pecora nera di ogni società di cui ha vestito la maglia o quasi, i suoi gesti eclatanti, ma soprattutto la luce del suo, innegabile, talento cristallino lo facevano rientrare nella cultura popolare come un sorta di John Frusciante con gli scarpini da calcio.
Un’ immagine che probabilmente anche lo stesso Mario amava (e ama) portare con sé, poi però qualcosa si è rotto.
Gli anni passavano e la parabola di Mario sembrava ripetersi sempre allo stesso modo.
Mario segna un gol spettacolare, risulta devastante in più partite consecutive, si fa amare dalle piazze e dagli addetti ai lavori, poi però alla fine, in qualche modo, riesce a rovinare tutto. Che sia una multa per i suoi bagordi fuori dal campo,che sia un diverbio con compagni o allenatore, che sia la sua totale mancanza di professionalità, è sempre la stessa storia: Mario finisce per essere quasi costretto a cambiare aria.
Un eterno cliché e il ritorno a casa
La curiosità per il suo aspetto da “eterno incompiuto” ha lasciato il posto, in molti, ad un certo fastidio.
Inter, Manchester City, Milan, Liverpool, Nizza, Marsiglia, forse soltanto con un paio di questi ambienti Mario è riuscito a “lasciarsi bene”.
Anche con la Nazionale è stato lì ad un passo dall’entrare nella storia, poi però non ha resistito ed è tornato il solito, vecchio, Balo.
Vecchio, si fa per dire. Perché Mario ha soltanto 29 anni e oggi potrebbe essere all’apice di una carriera meravigliosa, di quelle che pochi giocatori al mondo possono permettersi.
E invece Mario a 29 anni ha sprecato un’altra occasione che si chiama Brescia.
La scorsa estate il suo approdo nella squadra neo-promossa, il ritorno nella sua città natale, è stato visto come la fine della parabola del figliol prodigo (e magari l’inizio, tardivo, della favola di un fenomeno).
Non è andata così. Mario in questa stagione, prima dell’emergenza coronavirus, ha segnato 5 gol in 19 presenze.
Durante il lockdown, invece, stando a quanto gli accusa la società non si è allenato a dovere e, come se non bastasse, ha pure dato forfait a più di qualche allenamento dandosi malato.
Mario sarà licenziato dal Brescia per giusta causa.
Mario ha deluso ancora.
Anche stavolta, però, non è colpa sua.