Il 22 maggio si ricorda la data in cui, nel 1978, l’aborto diventava legale. Ma ad oggi i problemi intorno a questo conquistato diritto sono ancora tanti.
Tra i più recenti dibattiti, quello del 2018, ad esempio, quando CitizenGo ci deliziava con una campagna contro l’aborto. Oggi questo diritto è messo sotto attacco dall’emergenza sanitaria.
A causa del corona virus l’aborto è considerato non essenziale
Come diceva Simone De Beauvoir:
“Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete restare vigili durante tutto il corso della vostra vita”.
E questo si è visto durante l’emergenza Covid-19 durante la quale molti ospedali hanno sospeso questo servizio considerato per loro “non essenziale”, nonostante la legge 194 dica esplicitamente che l’aborto è una prestazione medica essenziale. Questo va ad aggravare ancora di più la situazione già drammatica.
L’Italia, infatti, è uno dei paesi con più medici obiettori di coscienza e accedere ai servizi di aborto è già di per sé complicato e difficile. Con la pandemia, la difficoltà è aumentata.
Oltre l’Italia
La Polonia ha approfittato dell’impossibilità di manifestare e fare assembramenti durante l’emergenza pandemica per discutere una proposta di legge che limita ancora di più le situazioni in cui si può abortire.
Nonostante le misure di distanziamento sociale, però, le persone hanno comunque trovato il modo di manifestare. In fila al supermercato con mascherina e un metro di distanza, le persone reggevano cartelli con lo slogan “combatti il virus, non le donne” e l’hashtag #linfernodelledonne. Cartelli che si trovavano anche sui balconi, fuori dalle auto e sulle bici.
Altre persone si sono radunate davanti al parlamento con degli ombrelli neri, il simbolo del movimento per l’aborto nel paese. La manifestazione è avvenuta anche online dove tante persone hanno postato selfie e messaggi contro la proposta di legge.
Questa della Polonia è stata la prima protesta di piazza e non ai tempi del Covid-19 in Europa.
Anche le persone trans* abortiscono
Le persone con un utero possono avere aborti e questo include nel discorso anche le persone trans* e non binarie. Ma quando si parla di aborto, come di qualsiasi altra situazione medica considerata solo femminile, si utilizza un linguaggio prettamente binario e si parla di “diritto delle donne” andando così ad escludere un gruppo marginalizzato.
Infatti, se l’esperienza dell’aborto per le donne cis può essere negativa per il trattamento poco empatico che viene riservato, lo è anche e soprattutto per le persone trans* che si ritrovano a non essere rispettate nella loro identità. Diventa così una doppia discriminazione e violenza.
Si sottolinea quindi la necessità di non solo portare alla luce queste problematiche ma anche predisporre corsi di formazione per informare e formare il personale medico su questi aspetti.
Restiamo vigili
E come ci diceva Simone De Beauvoir all’inizio, dobbiamo rimanere attenti perché questi diritti non sono mai nostri del tutto e basta una sola pandemia per fa sì che si ritorni un po’ indietro.
Anche se c’è una legge che inserisce l’aborto come prestazione essenziale, per la società patriarcale non è così tanto importante.
In fondo, è solo un capriccio, giusto?