Nei momenti di crisi si coglie la vera statura delle classi dirigenti. Giuseppe Conte, partito tentennante nel suo primo governo, sta sfiorando il successo
Sarebbe sbagliato pensare che la politica si sia fermata. La vita di un Paese è mossa dalla politica, nell’ordinarietà ma soprattutto nell’emergenza. Probabilmente è propio nelle fasi emergenziali che si evidenzia la statura di chi ricopre cariche di governo. Si può scoprire l’’inettitudine difronte alla complessità ma anche una sorprendente reazione e una personalità prestante. Questo è il caso del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
L’emergenza coronavirus è piombata sulla vita del Paese a pochi mesi dalla formazione del secondo governo guidato da Giuseppe Conte. Un cambio di maggioranza che ha permesso al Presidente del Consiglio di giocare realmente nel proprio ruolo. Il Conte commissariato dai due vice sembra un lontanissimo ricordo rispetto all’atteggiamento del tutto rispettabile assunto da una personalità senza un passato politico.
Come ormai sappiamo il Covid- 19 è un virus assolutamente nuovo contro cui non abbiamo ancora difese. L’unica protezione possibile è la prevenzione riducendo i contatti umani. Un tema politico affrontato in poco tempo con una discussione che ha portato grandi cambiamenti. Limitazioni delle libertà costituzionali, ordini severi per educare a nuovi comportamenti, annullamento di appuntamenti democratici come elezioni amministrative e referendum. Azioni estremamente esecutive da far combaciare con una forma di governo che non prevede un potere assoluto dell’esecutivo. La prima scelta politica intrapresa da Giuseppe Conte è stata prima la salute: attuata con disposizioni estremamente impopolari che, fino a quando non si è arrivati allo scoppio eclatante della pandemia, si sono faticato a comprendere.
Spesso si tira in ballo la mancata presa di responsabilità da parte della politica. Questa volta il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rovesciato completamente questa stereotipo. In piena consapevolezza di quelli che sono i propri doveri Conte ha iniziato a gestire l’emergenza incidendo su sfere concrete nelle quali la politica non era più abituata a intervenire.
L’emergenza sanitaria si è fatta talmente pressante che, forse per la prima volta dal dopoguerra, si utilizzato il decreto della presidenza del consiglio dei ministri: il cosiddetto DCPM accelerando così l’iter di formulazione dei provvedimenti. Oltre alla straordinarietà dal punto di vista amministrativo, il DCPM ha aumentato la responsabilità sul singolo rimandando la collegialità a un momento successivo. In questo modo Conte ha chiuso scuole, università, negozi, fabbriche, intere città come mai era successo fino a questo momento. Il Paese ha assunto le sembianze di un territorio di guerra con un Presidente del Consiglio presente e in sempre ben n contatto con la popolazione.
Non è possibile valutare l’operato di Giuseppe Conte facendo riferimento a un contesto ordinario. La valutazione di un Conte di spessore deve tenere conto della situazione di emergenza. Inevitabilmente i punti critici ci sono e sarà giusto evidenziarli quando saremo tornati alla nuova normalità; di contro però stiamo assistendo a una gestione coerente e mai superba nei confronti della democrazia.
Se in politica interna Conte si sta conquistando un alto punteggio, con l’atteggiamento mostrato nei tavoli europei vola verso cime inesplorate. La capacità di giocare su più livelli combattendo più battaglie con un occhio sul futuro sta evidenziando qualcosa di molto interessante nelle capacità del Presidente del Consiglio. Una personalità mai sopra le righe ma con giusto decisionismo compatibile con una democrazia parlamentare.
La partita degli aiuti europei sarà infatti un evento da seguire con attenzione per verificare se davvero Conte riuscirà a far formulare un nuovo strumento di sostegno che non abbia i vincoli, un po’ a strozzo, del famoso MES. Prima o poi infatti inizierà la ricostruzione e sarà fondamentale non avere il cappio al collo della restituzione dei prestiti.
Riuscendo in questa impresa Giuseppe Conte potrebbe sfiorare vette di consenso piuttosto ambite che lo metterebbero al sicuro da qualsiasi tentativo di sgambetto.
Federico Feliziani
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