Oggi festeggiamo il compleanno di Francesco De Gregori. Il “Principe” (come lo chiamava l’amico Lucio Dalla, ndr) non è uno dei tanti. Non può esserlo. È vero, ogni musicista è unico a modo suo, ma in questo caso è diverso, perché De Gregori è riuscito a rapire anche i più “viziati” musicalmente parlando: ha cantato la canzone d’autore e la musica popolare, abbracciando il rock e armonizzandolo con quel pop-folk che lo ha reso celebre.
Malgrado la fama e la carriera pluriennale, il modo migliore per esaltare l’operato di un artista non può essere quello di sciorinare la lista dei riconoscimenti ottenuti o lodare i numerosi anni di esperienza. Riteniamo infatti che il modo migliore per celebrare un artista sia quello di far parlare le emozioni suscitate dalla sua musica. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere a chi volesse rispondere di raccontarci qualunque tipo di legame, ricordo, sensazione legata a De Gregori.
“La donna cannone” e “Generale”
La maggior parte dei commenti riguardavano “La donna cannone” e “Generale“: decine di persone segnate in maniera indelebile dalle stesse canzoni. Capite la potenza della musica? Nipoti, figli, papà e mamme che, commossi, ci hanno parlato di come quel “e con le mani amore…” e quel “lo vedi il treno che portava al sole?” cantato dai loro cari, abbiano irrimediabilmente segnato i loro ricordi più belli.
«“La donna cannone” mi fa sempre commuovere: quel senso di cielo aperto mi fa pensare alla mia mamma, Anna. Chissà se un giorno potrò prenderla per mano e abbracciarla forte…» Mariaclara, 61 anni
«Se penso a De Gregori, penso a “La donna cannone”, perché anch’io mi sono sentita molto sentimentalmente ingombrante, un po’ suicida allo scopo di dare il mio enorme cuore alle stelle. In questa canzone personalmente colgo l’atto suicida di infilarsi in relazioni paragonabili ad un vicolo cieco, senza un fine o un’uscita, con persone che non sono disposte a darti niente,a cui forse nemmeno interessi davvero, ma mettendoci tutta te stessa come se fosse l’amore della tua vita.» Beatrice, 23 anni
«De Gregori mi ha accompagnato nei turni di notte a lavoro, da ragazzina: ogni mattina alle 4 si accendeva la radio e “La donna cannone” e “Generale” venivano passate immancabilmente, tutte le volte. Ogni volta che le ascolto ripenso a quei tempi con grande dolcezza.» Barbara, 43 anni
«”Generale” mi ricorda mio nonno. La cantava sempre ma a metà canzone la sua voce diventava sempre più rauca, e a volte non finiva di cantarla perché i suoi occhi erano pieni di lacrime. Infatti quando lo ascolto penso a lui e piango» Raffaella, 48 anni
È stato bello e toccante scoprire invece di come “Buonanotte Fiorellino” abbia segnato le vite di una mamma, una figlia e una ragazzina innamorata:
Francesca, 54 anni, ci racconta che il suo primo fidanzatino la passava spesso nella radio locale in cui lavorava lei credeva la stesse dedicando a lei. Mariangela, 52 anni, la cantava ai suoi bambini per addormentarli.
Martina, 23 anni, ci dice invece: «la mia mamma me la cantava prima di andare a letto quand’ero piccola, e per me è come un tesoro. Le canzoni di De Gregori sono come dei sogni, ti trasportano in una realtà che non c’è che è piena di diverse interpretazioni. Ognuno fa tesoro delle sue canzoni a modo proprio perché si interpretano con il cuore, con la mente, con l’immaginazione e la capacità di sognare.»
Alcuni ci hanno raccontato che De Gregori rappresenta la colonna sonora di una vita intera
«Sono cresciuta con le sue canzoni, mio padre me le faceva ascoltare in macchina e probabilmente le cantavo già sul seggiolino di dietro quando ho iniziato a parlare. Crescendo ho continuato ad ascoltarlo, mi sono innamorata dei suoi testi, mi ha accompagnata in tanti momenti belli o brutti della mia vita fino al più bello di tutti, il suo concerto alla Garbatella, dove su “Falso movimento”, dopo aver invitato le coppie in sala ad alzarsi e ballare, ci ha chiamati sul palco con lui. Io tremavo, piangevo, ero immobile. Matteo, il mio ragazzo, pure. È da sempre il nostro idolo e abbiamo avuto l’occasione di salire sul palco con lui, di baciarlo, di guardarlo negli occhi e di scambiarci due parole. Era il 23 marzo 2019 e resterà per sempre impresso nel mio cuore. Io lo stimo, fa parte della mia vita da sempre. Ascoltarlo mi fa pensare a mio babbo che me lo faceva ascoltare da piccola, mi fa pensare che grazie anche a lui ho una persona fantastica al mio fianco, e che mi ha regalato, sicuramente fino ad ora, il momento più incredibile della mia vita.» Francesca, 22 anni
«Mi sento molto legato a “Sempre e per sempre“: mi ha ricordato un po’ la mia storia, sono caduto diverse volte ed ho trovato sempre una mano che mi risollevava. Sempre e per sempre, Francesco.» Sebastiano, 66 anni
«Non c’è niente di particolare nella canzone “Generale”, e soprattutto non sembra poter ricordare una storia d’amore. Che poi, non è mai finita. È cambiata. De Gregori è il cantante che ha spinto un padre a raggiungere una figlia, all’improvviso, e a condividere il ricordo del suo concerto. È stato colonna sonora di un’amicizia che si è poi rivelata non durare “Sempre e per sempre”. Un’altra, invece, vive ancora a piena “Cardiologia“. E descrive in modo incredibile una relazione in divenire, ma che davvero è iniziata con “È quattro giorni che ti amo”.
È ogni singola emozione di una vita.» Elena, 25 anni
«Francesco De Gregori è stato e continua ad essere un compagno fedele che mi affianca lungo il cammino della vita, forse al pari di De Andrè. Quello che mi intriga in lui è l’essere spesso ermetico, così da lasciare che ognuno si appropri delle sue canzoni come meglio riesce, a farsi pervadere da un’aura a volte mistica. Un brano particolare del primo De Gregori mi ha segnato nel profondo dell’anima, “Souvenir“, “…ero così distratto amore mio quando ti ho morso il cuore”, celestiale nella sua apparente semplicità musicale. De Gregori è quello che puoi abbracciare sempre con affetto, non ti respingerà mai, è una persona affabile, mai sopra le righe.» Maurizio, 66 anni