Lo ami o lo odi. C’è poco da fare. Con il suo stile unico e inconfondibile, Quentin Tarantino è uno degli autori di cinema più influenti della sua generazione. Oggi il nostro caro Quentin compie 57 anni e per celebrarlo ripercorriamo la sua carriera, attraverso le scene indimenticabili che lo hanno fatto entrare nella storia.
ATTENZIONE: sono presenti spoiler
1) Le Iene (1992) – Non do mance
Al suo esordio come regista e sceneggiatore Quentin Tarantino non perde tempo. Ne Le Iene possiamo già trovare quei temi e quegli elementi che caratterizzeranno il suo cinema: violenza grottesca, il pulp, un intreccio narrativo che non segue l’ordine cronologico e la presenza di dialoghi assolutamente eccentrici, intrisi di black humor, come dimostra la scena in cui Mr. Pink spiega le ragioni per cui non dà la mancia.
2) Pulp Fiction (1994) – Ezechiele 25:17
Pulp Fiction ha segnato l’ingresso di Tarantino nella storia del cinema: alla cerimonia degli Oscar del 1995 il film ricevette sette nomination e vinse la statuetta per la miglior sceneggiatura originale. Anche esso costruito a episodi, senza seguire l’ordine cronologico degli eventi, vanta un cast stellare: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Bruce Willis. Tante sono le scene diventate cult. La più bella? Difficile scegliere, ma il sonetto della Bibbia (assolutamente inventato), Ezechiele 25:17, recitato da Samuel L. Jackson, è sicuramente sul podio.
3) Jackie Brown (1997) – Scena nel parcheggio
Jackie Brown è probabilmente il lungometraggio meno conosciuto di Tarantino, ed è un gran peccato. È vero che ad una prima visione potrebbe risultare “poco tarantiniano”, ma non bisogna lasciarsi ingannare: il suo stile c’è, è presente, ma è messo al servizio di una storia non sua. Jackie Brown è infatti l’unico lungometraggio di Tarantino tratto da un soggetto letterario. La scena memorabile ha come protagonista Robert De Niro: il suo Louis, in cerca della macchina in un parcheggio, incalzato da Melanie, si spazientisce, tira fuori la pistola e le spara.
4) Kill Bill (Volume 1 e 2) (2003-2004) – La sposa vs gli 88 folli
Tarantino scrisse il soggetto di Kill Bill sul set di Pulp Fiction, insieme ad Uma Thurman. Kill Bill è una storia d’amore e di vendetta, dove lo splatter è padrone indiscusso della scena. Ogni combattimento è girato in maniera impeccabile e la visione è una gioia per gli occhi, nonostante la quantità di violenza presente. Ammettiamolo: è impossibile non esaltarsi per la scena in cui Beatrix Kiddo, armata di Katana, sbaraglia gli 88 folli. Capolavoro!
5) Bastardi senza gloria (2009) – 3 bicchieri
Con Bastardi senza gloria Tarantino riscrive la storia: Hitler e i gerarchi Nazisti sono uccisi da Shosanna, una donna ebrea, in un cinema, durante la prima di un film. Nonostante sia ambientato durante la seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco in Normandia, si possono individuare elementi che rimandano al western, molto amato dal regista. Nella scena dove il personaggio di Fassbender si fa scoprire come infiltrato nell’esercito tedesco facendo il numero tre con le dita utilizzando indice, medio e anulare (nel modo americano) la tensione è palpabile e il tutto è costruito in un crescendo destinato ad esplodere.
6) Django Unchained (2012) – Old Ben
Il film, con il quale Quentin Tarantino si è aggiudicato il suo secondo Oscar per la sceneggiatura, è un omaggio a Django, film di Sergio Corbucci con Franco Nero del 1966. Con Django Unchained il regista e sceneggiatore riesce perfettamente a combinare il genere degli spaghetti western e il suo amato pulp. La colonna sonora merita una menzione speciale: nonostante ci siano un paio di brani inediti, la maggior parte delle canzoni è presa da colonne sonore di altri film, che Tarantino riesce ad inserire perfettamente, facendole sembrare scritte apposta per la pellicola. Non si può non citare la scena di Old Ben ed il merito è tutto di Di Caprio: oltre a portare sullo schermo una performance attoriale strabiliante, bisogna ricordare che l’attore ha continuato a girare nonostante si fosse veramente ferito alla mano mentre la sbatteva sul tavolo.
7) The Hateful Eight (2015) – Scena iniziale
Ancora una volta un western che però di western ha ben poco. In The Hateful Eight non c’è la tipica contrapposizione tra cattivi e buoni: a scontrarsi sono otto personaggi, tutti ignobili, disposti a tutto pur di non soccombere agli altri. Il genere predominante è il giallo e tutta la narrazione è costruita in modo da creare suspense e sorpresa. La scena iniziale riesce perfettamente ad introdurci nel mondo rappresentato, soprattutto grazie alle splendide note della colonna sonora, per la prima volta inedita, realizzata dal grande Ennio Morricone, che finalmente è riuscito ad ottenere l’agognato Oscar.
8) C’era una volta… a Hollywood (2019) – Mattanza finale
Concludiamo il nostro viaggio con l’ultimo lungometraggio del regista. C’era una volta… a Hollywood continua a far parlare di sé, per la sua natura metacinematografica e per il suo essere “il meno tarantiniano” e allo stesso tempo “il più tarantiniano” della sua filmografia. Tutti gli elementi tipici del suo cinema sono inseriti e utilizzati per un unico grande scopo: celebrare una Hollywood ormai scomparsa e il cinema come arte. Ovviamente la scena finale è quella che più entusiasma lo spettatore, dove Quentin Tarantino riscrive ancora una volta la storia e fa trapelare un suo lato malinconico e nostalgico, senza rinunciare alla violenza pulp.
All’appello, per questioni di tempo e spazio, mancano i lungometraggi dove Tarantino ha collaborato come sceneggiatore e regista a più mani, tra i quali spiccano Sin City e Grindhouse.
Negli ultimi anni Quentin Tarantino ha dichiarato che il suo decimo lungometraggio metterà la parola fine alla sua carriera da cineasta. Più che una dichiarazione sembra una minaccia, perché il cinema non è ancora pronto a dirgli addio.
Non ci resta che augurargli buon compleanno, nella speranza che queste sue affermazioni siano solo frutto di un capriccio dovuto alla crisi di mezza età.
Tanti auguri Quentin!