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Distopia portami via: 5 romanzi distopici contemporanei per soddisfare il tuo appetito fatalista

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Distopia s. f. [comp. di dis- e (u)topia]. – Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le d. della più recente letteratura fantascientifica.
da Treccani.it

Internet e i social network egemonizzano le nostre vite. La tecnologia si propone di abbattere i limiti umani. La biotecnologia promette inediti poteri all’umanità. La privacy è un territorio spesso instabile. La mano dell’uomo riduce quotidianamente le aspettative di vita del nostro pianeta. E, come se non bastasse, un’epidemia globale domina le nostre attuali giornate.

La distopia è qui ed è inutile negarlo.

Cos’è la distopia?

Dal greco antico “δυς-” (dys: cattivo) e “τόπος” (topos: luogo), una società o un luogo immaginario in cui tutto è altamente spiacevole e indesiderabile, spesso soggetto a un regime totalitario o degradato dal punto di vista ambientale.

Il termine distopia fu utilizzato per la prima volta nel 1868 da John Stuart Mill, deputato liberale al Parlamento britannico. Durante un discorso alla Camera dei comuni, il parlamentare lo usò insieme al suo sinonimo cacotopia (“κακός”, cacòs: cattivo) in contrapposizione al suo antonimo, l’utopia – termine coniato da Thomas More nel 1516.

Capostipite del genere letterario anti-utopico è H. G. Wells, il cui romanzo distopico più famoso è La macchina del tempo (1895). Ma senza dubbio le pietre miliari del genere sono le narrazioni fantapolitiche antitotalitarie della prima metà del Novecento, tra cui Noi (1921) di Yevgeny Zamyatin, Il mondo nuovo (1932) di Aldous Huxley e il capolavoro di George Orwell, 1984 (1949) – quest’ultimo presente tra i grandi classici consigliati da Borderlain.it. Tre romanzi destinati a gettare le basi del genere e influenzare l’immaginario legato al futuro almeno fino ai giorni nostri, nonostante poi il genere evolverà con il passare degli anni, mettendo in guardia da altri pericoli e presentando scenari futuri distinti.

Essi hanno seguito con opere di indubbio valore che hanno contribuito a dare alla distopia letteraria l’attuale fama: Fahrenheit 451 (1953) di Ray Bradbury; Il signore delle mosche (1954) di William Golding; Arancia meccanica (1962) di Anthony Burgess; Il cacciatore di androidi (1968) di Philip K. Dick, e Il racconto dell’ancella (1985) di Margaret Atwood.

Nonostante la letteratura sia l’ambito primario in cui si esprime la narrativa distopica, soprattutto con l’avanzare del fenomeno young adult, non è il solo ramo che ha contribuito a plasmare l’immaginario anti-utopico del XX e XXI secolo. Difatti, anche gli innumerevoli film sul genere, le serie tv, i fumetti, opere artistiche, canzoni e videogiochi hanno aiutato a far entrare la distopia nella cultura popolare.

I cinque romanzi distopici contemporanei da non farsi sfuggire

Pur essendo sempre una buona idea rispolverare e rileggere i classici del genere, poiché costantemente attuali, è bene guardare a visioni più contemporanee del futuro. Queste, oltre che essere offerte da prodotti televisivi e filmici come ad esempio Black Mirror (giusto per citarne uno), possono essere trovate nella meno nota – ma ugualmente valida – letteratura degli ultimi anni.

Ecco, quindi, una selezione di cinque narrazioni distopiche nel panorama letterario contemporaneo:

  1. Non lasciarmi (2005) di Kazuo Ishiguro

    Capolavoro distopico del nuovo millennio ideato dal premio Nobel per la letteratura 2017, Kazuo Ishiguro. Non lasciarmi è ambientato in una versione alternativa dell’Inghilterra degli anni ’90 e racconta, attraverso i flashback della protagonista Kathy, l’agghiacciante realtà di un’umanità alternativa formata da cloni. L’unico scopo dei replicanti è coltivare organi che verranno donati all’umanità reale per garantirle una potenziale immortalità. Una grande storia d’amore e di amicizia che cela un’atroce ucronìa.

  2. Febbre (2018) di Ling Ma

    Candace Chen, figlia di immigrati cinesi morti prematuramente, lavora per una casa editrice a New York. Intrappolata nella sua routine casa-lavoro, si ritrova ad affrontare le conseguenze di un’epidemia globale che rende zombi del quotidiano i morti viventi. Tra capitalismo, immigrazione e integrazione, il romanzo d’esordio di Ling Ma è una storia originale che guarda con occhi diversi all’alienazione della società contemporanea attraverso la lente d’ingrandimento della distopia.

  3. Sottomissione (2015) di Michel Houllebecq

    Un caso editoriale per la data di pubblicazione, il giorno dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo. François, complesso ed eccentrico studioso di Huysmans e professore universitario a Parigi, vive la vittoria delle elezioni presidenziali francesi 2022 da parte della Fratellanza Musulmana. L’instaurarsi del regime islamico, che sottomette l’intero paese alla sharia, pone il protagonista davanti a delle scelte. Houllebecq ci mette di fronte a un tema chiave degli ultimi anni: la contrapposizione tra mondo occidentale e quello orientale (più precisamente islamico).

  4. Suicide Club (2019) di Rachel Heng

    In una società dominata dalle regole del benessere, il progresso scientifico promette a chi conduce una vita sana di triplicare le aspettative di vita. Lea, cento anni sulla carta ma dall’aspetto da quarantenne, è la candidata ideale per aspirare all’immortalità. Finché, però, non viene a contatto con il Suicide Club, gruppo reazionario che vive una vita di eccessi e che è visto come terroristico dal governo. Mentre Heng dipinge il wellness e i centrifugati green come calici avvelenati, ci pone una questione chiave: esiste un modo giusto di vivere?

  5. Terminus radioso (2016) di Antoine Volodine

    Sulle orme storiche dell’URSS e del disastro di Chernobyl, Volodine ci trasporta nella steppa bianca e sconfinante di un territorio russo morto e allo stesso tempo vivo. Morto a causa delle esplosioni di reattori nucleari impazziti e vivo per tutto ciò che è mutato per le radiazioni. L’unica speranza per ripulire il paese da tutto ciò che vi è ancora di tossico sono un manipolo di immortali radioattivi, gli unici esseri umani rimasti che abitano il piccolo villaggio di Terminus radioso. Un racconto visionario e allucinogeno, in un mondo parallelo tanto assurdo quanto non troppo impensabile.

 

a cura di
Nicola Di Giuseppe
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Nicola Di Giuseppe
Un’anima straniera in un corpo napoletano, sognatore a tempo pieno e artistoide a tempo parziale. Si ciba di parole e arti visive, mentre viaggia, scopre nuove culture e tifa Napoli. Ogni tanto, poi, cerca di vincere il fantacalcio.