Trent’anni fa moriva il presidente più amato dagli italiani, Sandro Pertini. Un uomo che ha saputo trasmettere ideali di umiltà e di integrità. Rivendicò sempre l’importanza della libertà e della giustizia sociale: un binomio, a detta sua, inscindibile.
Socialismo e lotta al fascismo
L’attivismo politico di Pertini ha inizio con l’adesione al Partito Socialista Unitario di Turati, con il quale faceva una costante opposizione al fascismo. Tale opposizione alla dittatura di Mussolini fu motivo della prima condanna a otto mesi di carcere nel 1925 e successivamente dell’esilio in Francia. Nel 1929 rientra in Italia con passaporto falso. Tuttavia, il Tribunale Speciale per la difesa dello stato lo condanna a dieci anni di reclusione e tre anni di confino. Torna in libertà nel 1943, anno della caduta del fascismo. Ben presto si distingue come personalità di spicco tra le file della Resistenza, tanto da finire in seguito catturato e condannato a morte dalle SS. Fortunatamente riesce ad evadere dal carcere e non si arrende: costante è il suo impegno politico fino alla fine del nazifascismo e la morte di Mussolini.
Il Presidente degli Italiani
Pertini viene eletto Presidente della Repubblica l’8 luglio 1978 con una delle più grandi maggioranze mai registrate. Fin da subito si distingue dai suoi predecessori, assumendone attivamente le cariche: si guadagna così il titolo di Presidente più amato dagli italiani. Tanti sono i ricordi nella memoria collettiva a cui viene associato: la tragica caduta di Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino, la strage alla stazione di Bologna che egli definì come “l’impresa più criminale mai avvenuta in Italia”, la lotta alla mafia e molti altri. Impressi nella memoria degli italiani sono anche i Mondiali di Calcio del 1982 in cui l’Italia ne uscì vincitrice: sugli spalti dello stadio, ad acclamare i giovani calciatori, vi era proprio il Presidente Pertini.
Un modello da imitare
“Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”. È in questa frase che si esprime al massimo il pensiero politico di Pertini: mosso dagli ideali socialisti, ereditati dall’esperienza partigiana, lottò contro le ingiustizie sociali, senza mai lasciare indietro nessuno. Grazie ad un linguaggio semplice, riuscì ad instaurare un dialogo direttamente con i cittadini che vedevano in lui la possibilità di rinnovamento per l’Italia. Si indirizzò anche ai giovani nel discorso di fine anno del 31 dicembre del 1983, chiamandoli a lottare tutti i giorni per le loro idee e principi.
Pertini è un modello da imitare per il mondo della politica italiana, un uomo che mai si lasciò offuscare da circostanze esterne o tornaconti personali. Si dedicò in tutto e per tutto alla patria che tanto amava.