Cancro
Editoriali

Giornata mondiale contro il Cancro: la vittoria e la sconfitta

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Ognuno di noi si porta dentro una storia di cancro: vissuta sulla propria pelle, attraverso gli occhi del malato o quelli di chi, impotente, sta a guardare. Fino a dover lasciare andare.

Tante volte non è così. Tante volte se ne viene fuori.

Ogni storia, per quanto simile nel dolore, nella forza, nella motivazione a combattere, nella delusione, nello scoraggiamento, è una storia diversa.

Nella Giornata Mondiale contro il Cancro ho deciso di non fare la giornalista. Ho deciso di non riportare i dati dell’ultima indagine o i resoconti scientifici. I numeri sono utili per capire ma il racconto di un’esperienza è certamente più esplicativo.

Avevo un fratello, la cui malattia si può immaginare.

Era passato forse un mese da quando ci avevano detto che combattere quel cancro sarebbe stato tanto sfiancante quanto inutile. E allora si andava avanti sperando in un miracolo.

In uno di quei pomeriggi che trascorrevamo a casa sua, per assisterlo, per fargli compagnia, per dargli forza ci chiese di ascoltare “Vincerò“- o meglio Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini. Credo sia stata l’ultima richiesta che gli ho sentito pronunciare.

In tv stavano dando un servizio su Andrea Bocelli e dal televisore la musica riempì la stanza  di “Con te partirò, su navi per mari…” rendendo inevitabile qualunque nostro sforzo di ricacciare indietro i ricordi di quel viaggio su navi per mari che avevamo fatto pochi anni prima.

Con un filo di voce ci disse “Vorrei piangere”.

Acconsentimmo affinché si liberasse ma certo non aveva bisogno del nostro permesso. È solo che proprio non riusciva. Forse quando si soffre troppo, le lacrime non trovano più la strada per gli occhi e diventa difficile anche quel primordiale atto che attesta la nostra esistenza nel momento in cui veniamo al mondo.

Fu allora che ci chiese di ascoltare “Vincerò”.

Perché voleva vincere o perché voleva che le stelle tramontassero. Non lo so, non sono mai riuscita a spiegarmelo. E non ho mai più potuto chiederglielo.

Fatto sta che le lacrime finalmente scesero. Le sue con difficoltà, le nostre sgorgavano a fiotti già da un po’.

Quell’episodio è servito a farmi tenere bene a mente cos’è la vittoria e cosa la sconfitta.

La vittoria della musica che permette anche a chi sta per esalare l’ultimo respiro di emozionarsi, di aggrapparsi ai sentimenti, di vivere la propria umanità e di amarne ogni creazione.

La sconfitta di chi credeva che all’alba, dopo il tramonto delle stelle, ci sarebbe stato un trionfo.

Per tutti quelli che hanno sperato nel tramonto delle stelle, per quelli che hanno lottato credendo di vincere all’alba, per chi voleva piangere e non riusciva, per chi non ha mai smesso di versare lacrime, per chi ha finito la battaglia e per chi è stato finito dalla battaglia.

E per te.

“Dilegua, o notte!

Tramontate, stelle!

Tramontate, stelle!

All’alba vincerò vincerò, vincerò!”

Margherita Sarno

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Margherita Sarno
Nata in una domenica di maggio, dedita agli studi linguistici trasformatisi poi in islamici, dopo la laurea diventa giornalista. Scrive per chi ama l’informazione pulita, per chi vuole ritrovarsi nelle parole che evocano sentimenti comuni e soprattutto per chi cerca la compagnia tra le righe.