L’annuncio dell’avvio del nuovo ufficio per le disabilità voluto dal Presidente Conte stimola a segnalare alcuni aspetti su cui intervenire.
Può sembrare una dichiarazione scontata e non così sorprendente, ma la scelta del Presidente del Consiglio Conte di istituire un ufficio per le disabilità a Palazzo Chigi è sicuramente una novità interessante.
Si è scritto molto sulla metamorfosi con cui il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è passato da un governo di destra a un governo sostenuto dal centrosinistra e dalla sinistra rappresentata in Parlamento. L’aspetto sul quale però Conte ha mantenuto la barra dritta è proprio la disabilità.
Mosse qualche polemica l’incarico assegnato a Lorenzo Fontana che accorpava la disabilità e la famiglia sotto lo stesso ministero. Associare per forza il tema della disabilità a quello della famiglia rischia di trascinare nello stereotipo assistenziale: quello secondo il quale una persona con disabilità debba essere legata indissolubilmente ai propri cari.
È possibile convivere con una disabilità e non dipendere dalla famiglia: essere cioè indipendenti e avere ugualmente bisogno di un sistema di servizi che riesca a soddisfare le diverse esigenze con efficacia ed efficienza.
Sembra proprio questo lo spirito del nuovo ufficio voluto da Conte nella sede del governo. Le disabilità -come le definisce il premier- saranno direttamente materia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dal punto di vista politico è una sfida rischiosa per il Presidente del Consiglio. Nel discorso alla Camera in occasione della fiducia al governo giallo rosso Conte ha riservato parole chiare al tema delle disabilità. Adesso è venuto il momento di passare dalle parole ai fatti.
Conte nel suo discorso di indirizzo politico alla Camera ha ripetuto più volte come sia obbiettivo del governo mettere al centro la persona che spesso viene preceduta dalla specifica disabilità.
Tema centrale verso una vera integrazione dalla quale siamo ancora lontani. Cosa si deve fare per raggiungere una vera autodeterminazione della persona? Questa potrebbe essere una possibile sfida.
Parlando di autodeterminazione potrebbe essere messo in discussione il concetto del “Dopo di noi” con cui si indicano tutte le iniziative che assicurano alla persona con disabilità un futuro dopo la morte dei famigliari. Il nuovo ufficio per le disabilita potrebbe iniziare a parlare del “dopo di voi”, cambiando punto di vista rendendo concettualmente la persona protagonista del proprio futuro.
Ad oggi si tutela un bisogno del famigliare preoccupato sulla fine del figlio o del fratello una volta che non potrà più occuparsene. Perché non tutelare il bisogno di realizzazione che tutte le persone sentono? Il nuovo ufficio potrebbe così contribuire a cambiare l’approccio alle disabilità.
Rimanendo in tema di rivoluzioni il nuovo ufficio diretto da Conte potrebbe avere un importante ruolo nel dotare il sistema sociale italiano dell’assistente sessuale. Una figura professionale, presente in diversi Paesi europei, che curi la gestione di una sfera non sempre facilmente tutelata ma allo stesso tempo fondamentale per il benessere della persona. Un’importante esigenza per cui serve un passaggio culturale non semplice da intraprendere. Rientrerà nei progetti di Conte?
Una rivoluzione culturale per menti aperti con il coraggio di abbattere pregiudizi che impediscono un completo sviluppo della persona.
Sono dunque molti gli aspetti su cui potrebbe agire il nuovo ufficio istituito dal Presidente Conte. Da capire se riuscirà ad essere realmente utile o sarà solo una targhetta su una porta.