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Avere vent’anni. Charles Leclerc ne ha 22 ma siamo lì. Tanta invidia per l’età dello splendore, delle possibilità e dei sogni ma anche dei dubbi, delle paure e delle perplessità. Sensazioni sconosciute quest’ultime – o almeno è convinzione di molti -, per chi è giovane, famoso e ricco. Eppure Carletto, astro nascente della Formula 1, lascia spazio a tutto ciò, con quell’aria apparentemente spaesata, tra le nuvole ma con un talento che ha già incantato.
Formula Young
Nove podi su 41 GP disputati e, soprattutto, 2 vittorie. L’ultima, la più emozionante, la più attesa ed anche inaspettata – considerando la strapotente linearità con cui le Mercedes mietono successi – a Monza. Se hai una tuta rossa, se corri in Ferrari e vinci il gran Premio di casa, è come aver azzeccato la cottura giusta dell’halibut senza esser smantellati psicologicamente da Gordon Ramsey. Ancora troppo poco però, perchè il cavallino non può accontentarsi di “stuzzicare”, ha bisogno di colmare una pancia ormai vuota dall’ultimo titolo vinto nel 2007: Kimi Raikkonen iridato ed ultima festa a Maranello. Intanto domani pomeriggio si corre ad Abu Dhabi. Ultimo giorno di scuola: speriamo che Carletto ne combini un’altra delle sue.
La galleria dell’ethos
Leclerc rappresenta una speranza. Perchè nell’epoca delle power unit, del DRS, delle gomme arcobaleno tra rosso, verde, bianco, giallo e blu (anche “fucsia” per essere precisi), a combatter la noia sono i personaggi. Così centrali nel passato, così determinanti soprattutto. Così Senna. Tra i nomi dell’automobilismo, quello di Ayrton resta il nome più evocativo all’interno della F1, anche per chi non lo conosce. Immortale dopo il suo addio in pista nel ’94 ad Imola. Carismatico, forse senza volerlo, assente ma, in verità, perfettamente immerso in ogni momento. Complesso e profondo senza corrodere la calorosa freddezza tipica dei vincitori.
Un po’ come Leclerc che, titoli a parte, di Ayrton sembra ricordare il concetto di maschera. Un abisso di pensieri sotto ad una facciata che arriva per prima e, inevitabilmente, comunica per prima. Distaccato, altrove, disinteressato ma è solo uno strato del sostrato. Charles è cinico, freddo, chirurgico e cannibalesco nell’apprendere e nel carpire. Assorbe, c’è ma non c’è e viceversa, con quello sguardo che sembra prenderti costantemente per i fondelli. Mente inafferrabile, camaleonte perfetto, finto ingenuo: è l’identikit del killer instinct. Un altro Senna, in parte: stesse radici, germogli diversi. Per i fiori, bisogna aspettare.
Luca Villari
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