È ormai immancabile l’allerta meteo a ogni cambio di stagione, quasi come i morti che si contano al termine di ogni eccezionale ondata di maltempo. Tuttavia, tra i due fenomeni (il nubifragio e i morti per il medesimo) non esisterebbe di per se una diretta correlazione. Ovvero: l’aumento dei millimetri di pioggia in un anno non fa aumentare in modo proporzionale anche i morti per annegamento.
Ciò significa che esiste un’altra variabile dietro alla quale, purtroppo, si nascondono il tempo perso e le scuse dei politici. Signori e signore, ecco a voi l’abusivismo edilizio. E seguendo il ragionamento viene spontanea una domanda: è nato prima il maltempo o l’abusivismo edilizio?
Abusivismo edilizio: una storia tutta italiana
In effetti, se non esistesse questa terza variabile nascosta, come potrebbero interi borghi essere sotterrati dalla furia del fango proveniente dai monti? Come riuscirebbero i fiumi a inondare l’asfalto e diventare strade a loro volta? La risposta è semplice: chi ha deciso di costruire ha scelto di sfidare la natura non curante delle conseguenze. La politica condonistica ha poi fatto il resto: se basta pagare lo Stato per rendere legale anche ciò che è nato abusivo perché non incassare 16 miliardi dal 1985 al 2004?
Una maniera per non prendersi le proprie responsabilità, per evitare battaglie cui la giustizia italiana non poteva certo attardarsi a risolvere, una strategia politica per farsi votare meglio. E poi quando ci scappa il morto (pardon, i morti) chiedere lo stato di calamità naturale e la benedizione di Papa Francesco. Aggiungiamoci un pizzico di mafia, maltempo quanto basta e il pasticcio è pronto.
Cronaca di una mort annunciata?
Un’altra serie di variabili si incrociano quando si parla di abusivismo: corruzione, scarse possibilità di acquisto (quantitativo e qualitativo), una sana dose di menefreghismo e poca memoria del territorio non si possono controllare. O forse sì? Intanto i fiumi che escono dal proprio bordo sono un perfetto esempio di Borderlain. Intesi però nella maniera peggiore in cui l’uomo lo possa concepire.