Il Rosatellum non va più bene. La volontà di scrivere una nuova legge elettorale coincide con la riduzione del numero di deputati e senatori
La prima azione concreta dell’opposizione al governo Conte due è il succedersi di voti di otto Consigli Regionali grazie ai quali è stata depositata oggi una richiesta di referendum sulla legge elettorale.
L’iniziativa è stata lanciata da Matteo Salvini il 14 Settembre scorso difronte a una platea di amministratori locali del Centrodestra.
Da quel giorno sono iniziati ad arrivare i voti dei Consigli Regionali necessari a presentare la richiesta di referendum alla Corte Costituzionale.
Sono arrivate a otto le Regioni richiedenti: tre in più delle cinque necessarie a richiedere un referendum abrogativo. Fra queste Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Sardegna, Basilicata e Abruzzo. Tutte Regioni amministrate dal Centrodestra.
L’obbiettivo di Salvini è eliminare la parte proporzionale del Rosatellum -legge elettorale in vigore- così da avere una legge totalmente maggioritaria.
Matteo Salvini aveva affermato di volere i “pieni poteri”. E per ottenerli in un sistema democratico l’unico modo è costruire un sistema elettorale che dia una maggioranza assoluta.
Il tema della legge elettorale è considerato poco accessibile ai cittadini. Non si comprende se per la complessità dei tecnicismi o se per avere maggiore spazio per confezionare sistemi elettorali favorevoli a questo o a quello schieramento.
Comunque la si pensi non c’è niente di più sbagliato. Se pensiamo come i sistemi elettorali siano i metodi di trasformazione dei voti in seggi parlamentari, la legge elettorale è strettamente legata al diritto di voto.
Un sistema elettorale mal costruito produrrà cattiva rappresentanza che potrebbe portare a un’apatia nei confronti della politica.
Il dibattito politico si sta strutturando su due fronti. Chi vorrebbe come Matteo Salvini un sistema maggioritario e chi un proporzionale.
A questa contrapposizione si aggiunge un elemento rilevante. Manca infatti una settimana al voto del Parlamento che dimezzerà il numero di deputati e senatori. Un voto molto atteso che però porta con sé la questione della rappresentanza.
Diminuendo infatti i posti disponibili fra Camera e Senato è necessaria una legge elettorale che assicuri il più possibile rappresentanza ai partiti minori. Questo principio -affermano esponenti della maggioranza di governo– sarebbe disatteso con una legge puramente maggioritaria.
Attendiamo dunque il verdetto della Corte Costituzionale che potrebbe dare il via a una campagna referendaria. Potrebbe tuttavia non essere così. Il Parlamento potrebbe approvare una nuova legge elettorale prima della prossima primavera: periodo nel quale si potrebbe tenere il referendum.
Staremo a vedere convinti di come la scrittura di una legge elettorale non sia un tema da addetti ai lavori, come viene ripetuto ogni volta, ma un aspetto che riguarda tutti i cittadini.