Salvini ha trovato casa in piazza. Una strana legge dell’assurdo per lui che, fiero oppositore del nomadismo che mette e toglie radici a piacimento, si ritrova ad essere vagabondo in nome della propaganda politica.
Moti Salviniani
Matteo ha cominciato qualche anno fa la sua vita da leader itinerante. Un percorso iniziato per stare accanto alle persone, all’Italia vera, per vivere i luoghi delle ingiustizie e per mostrare t-shirt e felpe personalizzate da urlo. Lunedì scorso, con la richiesta della fiducia da parte del Governo M5S-PD, la voglia di volgo è riespolsa prepotentemente nella nuova opposizione. Salvini, Meloni, CasaPound, Forza Nuova: tutti insieme per manifestare.
Piazza Italia
È proprio a questo che serve la piazza: concentrare in un unico luogo sentimenti, ragioni e desideri. Era la funzione della vecchia Agorà greca, luogo in cui filosofi e discepoli si riunivano per argomentare o confutare idee. Quell’antico tesoro culturale, trova oggi casa nella comune ma altrettanto dignitosa piazza popolare. Stessi orizzonti, metodologie diverse, più simili ad altri luoghi nati per il confronto, come il mercato. Sì, proprio quello: il mercato rionale. Urla, occasionissime, trattative serrate per un paio di calzini in più, pesce, pesce fresco, qualche baratto magari. I luoghi del salvinismo hanno un po’ di questa semplicità. Rustica ma anche termometro sociale. C’è anche qualcosa di inquietante in tutto ciò, che prende ispirazione dalle folle riunite ai tempi delle cacce alle streghe o dell’inquisizione. Infedeli e miscredenti perseguitati, minacciati, a volte giustiziati, ai giorni nostri su Facebook solitamente.
Per tornare nel Palazzo ci vorrà tempo, forse no, dato che la resistenza giallo-rossa pare compatta nel combattere il nemico, ma fuori si sta bene lo stesso (soprattutto se hai il reddito parlamentare di cittadinanza). Tanto tempo libero, selfie con gli amici, storie da condividere, tanti bei pollici in su. Déjà vu?
Luca Villari