Quest’anno è la politica ad aver tenuto banco al festival di Sanremo. Niente polemiche sulle acconciature, i vestiti e i gioielli: tutto traslato sul fantasanremo. La politivi è entrata all’Ariston sin dalla prima serata con il Presidente della Repubblica Mattarella nel pubblico.
A Sanremo i 75 anni della Costituzione. La politica insorge su Mattarella all’Ariston
C’è chi pensa che Sanremo siano solo canzonette; il direttore artistico però no e quest’anno ha conquistato un primato di tutto rispetto, peccato per le troppe polemiche. Amadeus infatti ha saputo organizzare un momento per ricordare i 75 anni della Costituzione italiana: è riuscito a farlo mettendo in scena un emozionante dialogo di sguardi fra Roberto Benigni, sul palco, e il Presidente Mattarella seduto in galleria.
Non era mai accaduto prima che a Sanremo andasse il Capo dello Stato. Poteva essere un bel momento del quale andare orgogliosi e invece, la politica del CDA Rai, ha scelto di indispettirsi per questo grande oltraggio. A chi? Alla Costituzione? Al Presidente Mattarella? Al festival? No, a loro stessi e alla mania di controllo su quanto va in onda.
Una polemica che per loro sfortuna è montata proprio mentre Benigni stava raccontando al pubblico dell’Ariston l’importanza dell’articolo 21: la libertà di pensiero e della sua espressione. Un cortocircuito inverosimile: mentre in sala e a casa si percepiva la solennità del momento, nelle stanze della politica si discuteva se Amadeus avesse dovuto o meno avvertire prima della presenza del Capo dello Stato.
Forse, a questo punto, Benigni l’articolo 21 lo dovrebbe spiegare proprio alla politica perché non lo ha capito benissimo. Sanremo è un momento di arte e l’arte è un mezzo di comunicazione per i sentimenti, stati d’animo ma anche per fare politica e nessun potente può giudicarlo. È il suo stesso potere a non consentirglielo e, se non lo sa, è il caso che una letta alla Costituzione gliela dia.
Sanremo e un boicottaggio anomalo.
Quanti di noi, almeno una volta nella vita, non hanno sentito il desiderio di boicottare Sanremo semplicemente non guardandolo. Non serve a niente ma si può fare.
Se il boicottaggio arriva da un ministro però il discorso cambia. Non è più un tema di libertà ma si trasforma immediatamente in una posizione politica. Nonostante il ministro Salvini si senta parte del “popolo” fotografandosi mentre toccia i biscotti nel latte o fa i compiti insieme ai figli, non è un cittadino come gli altri. Gode di un potere politico, comunicativo e di leadership che trasforma ogni suo gesto in un giudizio.
Purtroppo non basta la geniale reazione di Amadeus con cui ha trattati Salvini nell’esatto modo in cui vuole essere considerato, un telespettatore. Al di là dell’escamotage però il problema rimane e si può sintetizzare in una domanda: se a Sanremo non fosse andato Benigni, o la campionessa Paola Egonu, Salvini lo avrebbe guardato?