Questa settimana il Marghedì vi porta in fondo al mare. No, non mi riferisco al mondo di Ariel ma sempre di una Casa dei Pesci tratta. Andiamo nelle profondità del mare della costa di Talamone, in Toscana.
Contrastare l’illegalità
In fondo a questo mare giace una sirena di marmo che insieme ad altre statue costituisce un incredibile museo sottomarino. Sono guardiani silenziosi del fondale marino e scoraggiano gli umani a cui potrebbe venire in mente di praticare la pesca a strascico illegale. La Casa dei Pesci è un progetto nato nel 2014 grazie all’ambientalista toscano Paolo Fanciulli che, insieme a Ippolito Turco, ha deciso di promuovere la piccola pesca tradizionale che da sempre viene praticata nel rispetto dell’ambiente. Lo scopo è quello di creare consapevolezza verso stili di vita più sostenibili. La pesca a strascico sotto le coste ha distrutto, nel tempo, l’ecosistema marino: le reti, infatti, trascinate sul fondale sradicano tutta l’erba posidonia, luogo in cui la fauna di quel luogo depone le uova.
I guardiani del mare
La raccolta di fondi tramite Eppela ha permesso di fissare l’obiettivo e di realizzarlo: da una parte lo scopo era quello di impedire alle reti di raschiare i fondali marini, dall’altro favorire i pescatori che hanno sempre lavorato rispettosamente. Tante associazioni ambientaliste si sono schierate accanto a questa iniziativa come il WWF Italia e Greepeace ma anche associazioni culturali e aziende private. La cantina di Magliano La selva ha finanziato la realizzazione di un blocco scolpito dall’artista fiorentino Giorgio Butini: la sua opera si intitola Acqua ed evoca la trasmutazione simultanea di due simboli di vita, l’acqua e il corpo femminile. Ci sono più di 30 statue in fondo al mare e un’altra decina è pronta a raggiungerle non appena la disponibilità economica lo renderà possibile.
Ispirazione per il Mediterraneo
Il progetto, che ha portato già grandissimi risultati, scoraggiando le pratiche illegali nella costa di Talamone, si prefigge anche l’obiettivo di fare da esempio per altre coste del nostro Paese. Il pericolo, realissimo, è che spostandosi da un luogo i criminali possano scegliere altri fondali da distruggere. Per questo va fatta un’opera di sensibilizzazione per disincentivare il fenomeno che rappresenta una reale minaccia per la fauna del nostro Mediterraneo. Se anche altre realtà locali imitassero questa iniziativa, tutte le coste dell’Italia potrebbero scongiurare il pericolo della distruzione dell’ecosistema marino.