Non potrei chiedere altro di meglio che fare l’osservatore politico in Italia: il Paese dove tutto è possibile, anche che Luigi Di Maio, da un podio di velluto e con un fondale di boiserie, si trasformi in un liberale riformista e leader politico.
Di Maio strappa con il Movimento e fonda Insieme per il Futuro
Da tempo scrivevamo delle differenze politiche fra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte che da mesi si stuzzicavano con battute e differenziazioni sotto lo stesso tetto.
Nel giorno in cui Draghi riferiva in Parlamento sulle azioni del governo per la guerra in Ucraina Di Maio se ne esce con il colpo di scena raccogliendo le firme per formare un nuovo gruppo parlamentare: “insieme per il futuro”.
Trascurando la poca fantasia sul nome del nuovo soggetto politico di Di Maio, ci sono diversi dettagli interessanti che il Ministro degli Esteri ha tenuto a comunicare da un hotel del centro di Roma.
Il primo dettaglio è il completo appoggio a Mario Draghi che Di Maio tiene a confermare e rimarcare. Nel farlo il Ministro dichiara quelle che sono le famiglie politiche di riferimento del nuovo partito: un partito riformista e liberale. È chiaro nel segnalare anche il principio geopolitico che Insieme per il Futuro seguirà: Di Maio infatti non fa mistero nel dichiararsi atlantista.
Quanto pesa politicamente Luigi Di Maio?
È una domanda che ci siamo fatti molte volte immaginando una resa dei conti fra Conte e Di Maio. La risposta è arrivata nella politica reale: il nuovo gruppo parlamentare ha radunato ad oggi più di 60 parlamentari fra onorevoli e senatori fra cui molti big ormai ex Cinque Stelle.
A preannunciare la diaspora davanti ai giornalisti è lo stesso Di Maio: lo fa dicendo al Movimento Cinque Stelle che da quel momento non sarà più il primo partito in Parlamento. Visti i numeri della transumanza non vi è più dubbio su quanto pesi Di Maio nelle aule parlamentari. Il problema semmai è un altro.
Un nuovo partito al centro, ma odiato da Renzi e Calenda
Nell’analizzare la mossa di Luigi Di Maio è impossibile non pensare come uno dei motivi sia il suo futuro politico. Del resto da tempo stava provando a superare il vincolo dei due mandati radicato nel Movimento Cinque Stelle. Fa parte del gioco desiderare di mantenere una posizione sociale più che rispettabile all’apice della politica italiana.
Se però adesso Luigi Di Maio si può ritenere libero da quel vincolo, dovrà lavorare intensamente per una rielezione: un’operazione non semplice dato l’affollamento dell’offerta politica al Centro. Non da sottovalutare poi l’antipatia provata da Calenda e da Renzi nei suoi confronti; un percorso dunque in salita da percorrere tutto in meno di nove mesi.
“Uno non vale l’altro”: la porta cementata con i Cinque Stelle
Ringraziando tutti gli ex compagni di partito però Di Maio ha fatto sfoggio di un cambiamento di stile e di metodo. La dichiarazione da segnare negli annali è “uno non vale l’atro”: una completa giravolta per Di Maio che chiude così con uno dei grandi principi del movimento che lo ha portato in Parlamento nel 2013.
Del futuro non v’è certezza, ed è bello così. Che cosa ne sarà di Luigi Di Maio nel 2023 oggi è difficile da immaginare; si possono però calcolare i rischi di una scissione a un anno dalle elezioni. Da considerare anche il necessario consolidamento del nuovo personaggio politico di Di Maio. Ma anche l’altra parte dovrà muoversi: magari facendo proprio ciò che Conte desidera da tempo?