Archiviate le elezioni amministrative e i referendum si torna a parlare di guerra in Ucraina con il primo viaggio di Draghi da Zelenski. Ma il bagno elettorale sembra aver ricordato alla politica italiana che esiste un’opinione pubblica sulla guerra in Ucraina e, visto l’appuntamento elettorale fra un anno, forse conviene assecondarla.
Esiste un’opinione pubblica sulla guerra in Ucraina: ed ecco la spinta per la giravolta già iniziata
Nelle centinaia di dichiarazioni con cui la politica italiana ha tratteggiato fino ad adesso le differenze fra l’Italia e la Russia non è stata mai menzionata l’opinione pubblica che qui ha un potere ben preciso. Ed è la stessa opinione pubblica che non è andata a votare al referendum sulla giustizia; è ancora la stessa opinione pubblica che si esprimerà alle politiche del 2023.
E sono proprio le elezioni politiche del prossimo anno a diventare il perno di una probabile giravolta della politica estera sulla guerra in Ucraina. Insomma: in qualche modo le preoccupazioni dell’opinione pubblica italiana bisognerà portarle nei tavoli internazionali. Il fatto che ad esempio Zelenski possa decidere come muoversi quando il conflitto ha pesanti ricadute sull’Italia è un tema che andrà posto. Come anche la continua fornitura di armi senza una trattativa all’orizzonte.
Opinione pubblica: la connessione fra politica estera e interna
Non è possibile pensare una politica estera senza guardare quella interna e viceversa. Se la guerra che stai combattendo provoca condizioni economiche pessime al tuo Paese, prima o poi l’opinione pubblica ti presenterà il conto. È quello che sembrano aver capito dall’ultima tornata elettorale le forze che sostengono il governo Draghi e che molto presto entreranno in campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento.
Con i prezzi alle stelle, crisi energetica e un costo esorbitante per il carburante non si viene accolti benissimo dall’opinione pubblica e dagli elettori.
Forse è anche per questo che il registro sulla guerra in Ucraina spinge sempre di più verso un invito ad un accordo. Mentre qualche settimana fa int Italia non si parlava di concessioni e cessioni, adesso il tema è entrato nel dibattito e probabilmente anche nel colloquio di ieri Draghi-Zelenski.
La guerra va risolta: o con il dialogo o con lo scarpone
In una democrazia come quella italiana non è possibile trascurare l’opinione pubblica: è lo svantaggio tattico nei confronti di Putin, potrebbero dire i favorevoli alla guerra. Ma per la politica italiana, che fra un anno deve essere giudicata, una soluzione alla guerra in Ucraina va trovata in fretta.
Le soluzioni all’orizzonte sono due: o tavolo di trattativa fra Ucraina e Russia con conseguenti cessioni di territorio, o lo scarpone armato con l’obiettivo di sconfiggere la Russia.
Una terza via non esiste e il tempo stringe.