Il dibattito sulla guerra in Ucraina non sembra fermarsi. È un bene diremmo tutti; peccato che per la Rai non sembra esserlo così tanto da annunciare la chiusura dell’unico talk di prima serata: quello di Bianca Berlinguer su Rai Tre.
Com’era? La politica fuori dalla Rai?
Ne è passato di tempo dalla denuncia di Fedez in occasione del Primo Maggio e tutti i buoni propositi, espressi in quel momento per fare uscire i partiti dalla Rai, sembrano spariti. Anzi, proprio evaporati mentre il condizionamento politico in Rai arriva a toccare il settore più prezioso e costituzionalmente sancito: quello dell’informazione.
Al centro del caso c’è Cartabianca, il talk del martedì sera di Rai Tre condotto da Bianca Berlinguer. Ai piani alti della Rai non starebbe piacendo la linea che la conduttrice sta adottando per trattare la guerra in Ucraina. In sostanza nel programma della Berlinguer ci sarebbe troppo contraddittorio squilibrato rispetto alla posizione del governo.
Avvallare e comprendere: una differenza semantica che la politica non coglie
Fingendo per un attimo che la paventata chiusura di un programma voluta dai vertici Rai non sia un abominio, c’è un fraintendimento di fondo dovuto banalmente alla differenza dei ruoli.
Intervistare non significa avvallare un ragionamento ma comprenderlo e segnalarne l’esistenza. Mentre la propaganda politica può analizzare il mondo con una sola lente, il giornalista no. E ancora di più se lavora in Rai, la televisione pubblica. La politica può non comprendere una visione se la ritiene opposta alla propria, un programma di approfondimento deve darne conto permettendo così all’opinione pubblica di discutere, di elaborare opinioni.
Pretendere di eliminare parti della realtà da una trasmissione di approfondimento equivale a costruire una narrazione che è ciò che fanno i partiti politici.
Informazione e politica dovrebbero vivere in un equilibrio precario senza intrecciarsi l’una con l’altra. La Rai conferma ancora una volta di non rispettare questo equilibrio dando alla politica il potere di giudicare l’informazione: una fortissima stonatura della dimensione democratica.
La Cina sostiene la Russia ma l’Europa prosegue sulla strada delle sanzioni
Mentre sulle nostre vite pendono gli effetti delle sanzioni che l’Unione europea sta decidendo di aggiungere alle altre nei confronti di Putin, la Cina ha fatto sapere che sosterrà la Russia.
Questa notizia fa sorgere ancora più forte la domanda che ho già posto qualche settimana fa: Per cosa dovremo sacrificarci?
Nel tempo in cui la Cina non faceva trapelare un posizionamento ci si poteva augurare che le sanzioni indebolissero davvero Putin, anche se non è di fatto mai avvenuto; adesso però è chiaro come i sacrifici dell’Europa sarebbero ben più maggiori dell’indebolimento russo.
Sarebbe un tema fondamentale su cui ragionare tatticamente tenendo a mente che, mentre Putin si può disinteressare dello stile di vita dei russi, i governi europei invece dovranno gestire il consenso verso sanzioni autolesioniste.