Nella settimana che ci stiamo mettendo alle spalle è stata celebrata la giornata in ricordo delle vittime innocenti di mafia e, proprio in questa occasione, l’ex premier Giuseppe Conte è stato testimone di un’intimidazione vera e propria. Sempre Conte poi, sulla guerra in Ucraina, sembra intenzionato a dire no al finanziamento aggiuntivo per gli armamenti.
Comte testimone di un’intimidazione mafiosa, a Caivano nel giorno in ricordo delle vittime innocenti di mafia
Una scena che non lascia spazio a dubbi quella che da giorni gira sul web e che vede l’ex Presidente del Consiglio Conte assistere ad una minaccia mafiosa a Don Petriciello da parte di una donna che assisteva all’incontro pubblico in occasione del 21 marzo. Conte era a Coivano per portare solidarietà al parroco anti camorra che pochi giorni prima aveva visto scoppiare una bomba carta davanti alla chiesa.
Nel mezzo dell’intervento di Don Petricello alla presenza di Conte, la donna interviene dalla platea chiedendo al parroco di misurare le parole e di accogliere i camorristi invece di respingerli. Un palese gesto mafioso fatto alla luce del sole e in presenza di un politico, ex premier, come Giuseppe Conte. E infatti non si è fatta attendere la reazione allibita del leader Cinque Stelle che ha invitato la donna a smetterla ricordandole come stesse compiendo un’intimidazione mafiosa. La protagonista della scena poi è stata fermata dalla polizia presente e schedata.
Armi all’Ucraina? Conte fa traballare il governo dicendo no
La questione delle armi all’Ucraina è il vero tema su cui si sta concentrando la politica in questi giorni. Draghi lo ha detto e ribadito in più occasioni: l’Italia fornirà armamenti all’Ucraina e infatti il governo sta preparando l’aumento della spesa militare al 2 per cento del PIL.
A non essere affatto d’accordo con la decisione è però il Movimento Cinque Stelle che, per bocca del rieletto Conte, ha fatto sapere che farà mancare i voti in Parlamento. Un problema serio per Mario Draghi che ha già promesso a Zelensky un appoggio non appoggio, un sì ma no, un va bene purché mi resistiate. Anche nella sua replica all’intervento del Presidente ucraino Draghi ha sviato ogni richiesta ricevuta perché, dare a Zelensky ciò che vorrebbe, significherebbe fare entrare l’Italia in guerra con tutti gli scarponi e questo non rientra in nessun piano del governo.
In realtà, viste le tensioni nella maggioranza, oltre a non mandare uomini sul territorio di guerra Draghi potrebbe dover desistere anche sulle armi considerato come ad oggi non avrebbe i numeri in Parlamento.