L’attenzione della politica italiana è tutta rivolta all’Ucraina e ai contraccolpi economici della guerra di Putin. Il governo Draghi però sta definendo l’uscita dallo stato d’emergenza Covid- 19.
Dopo due anni il governo definisce come tornare alla normalità
Se il mondo non fosse alle prese con una guerra che rischia di coinvolgerlo tutto, in questi giorni staremmo dibattendo sulla fine dello stato d’emergenza per il Covid-19. Il governo Draghi sta infatti scrivendo i decreti con i quali fra aprile e maggio l’Italia dovrebbe lasciarsi alle spalle tutte le restrizioni.
Qualcosa su cui abbiamo discusso per mesi, fabbricsto opinionisti, assistito a manifestazioni adesso rischia di passare inosservata. In realtà stiamo scrivendo la fine dello stato d’emergenza per il Covid- 19 ma siamo ufficialmente entrati in quello di attenzione per la guerra in Ucraina. Sembra quindi che gli anni ’20 del duemila siano anni fiaccati dalle grandi emergenze senza nemmeno avere un periodo per respirare.
Rischiamo davvero di non notare la differenza perché anche dopo il 31 marzo saremo immersi nell’agitazione. Forse da maggio potremo sì entrare in un bar non mostrando più il QR code del green pass, ma rischiamo di doverci arrivare a piedi per via dell’austerità.
Quanti sabati passati a scrollare foto da manifestazioni che chiedevano la fine dello stato d’emergenza, secondo qualcuno indicatore di uno Stato autoritario. Come accade quando ci fa male un braccio, se poi sbattiamo il mignolo del piede contro lo stipite della porta, può darsi che ci accorgiamo di come, in fondo, il braccio era solo un fastidio.
Dovremmo essere felici di vedere finalmente la luce in fondo al tunnel, peccato però che il cielo nuvoloso ci trattenga in gola quell’urlo che sognano di fare da due anni. Abbiamo certamente ridimensionato il Covid ma, proprio nel momento in cui stavamo per rialzarci, è arrivata un’altra mazzata: questa sì con un responsabile.
Caro carburanti: la strana denuncia del ministro Cingolani
Se non fossimo sul ciglio di una terza guerra mondiale la denuncia del ministro alla transizione ecologica Cingolani risulterebbe stravagante. Un po’ come se io vi dicessi che questo articolo fa schifo.
Dopo l’ingrossarsi della polemiche sul caro carburante il ministro Cingolani ha sentito l’esigenza di comunicare a tutti come, dietro l’aumento elevato del prezzo del carburante, ci sia una truffa. Come se chiamassimo l’idraulico per una perdita e questo ci dicesse: “Sa che il suo rubinetto perde?”.
Il ministro Cingolani sarebbe proprio la persona preposta a gestire il problema quindi quello che sarebbe dovuto dirci è: “Era in atto una truffa sui carburanti, l’ho sventata”. Perché per l’altra frase ci sono i giornalisti, gli analisti, c’è l’opinione pubblica: un politico dovrebbe mostrare le soluzioni, non avvertire dei problemi. Sennò, se i ministri si mettono a fare i giornalisti, ai problemi che solleveranno non ci saranno mai soluzioni.