Riparte oggi la nostra rubrica la settimana politica dopo la pausa natalizia. Il tema più caldo della settimana che sta per finire è il caos scuola fra nuove regole e Omicron. Ma poi, visto l’avvicinarsi del primo scrutinio per scegliere il successore di Sergio Mattarella, iniziamo a indagare meglio sullo spettacolo che vedremo fra poco più di una settimana.
Caos scuola: si rifiuta la DAD imponendola
Com’era facilmente prevedibile la fine delle vacanze natalizie ha aperto il caos scuola. Alla ripartenza delle lezioni infatti il contesto è decisamente cambiato: la curva dei contagi è in salita, gli ospedali iniziano ad essere in sofferenza e la nuova variante pare più trasmissibile.
In tutto questo Draghi è stato chiaro: si torna a scuola in presenza varando un decreto che secondo il governo consentirà di tenere aperte gli istituti scolastici.
Questo secondo il ministro Bianchi però; seguendo invece la logica le nuove regole, unite al prevedibile aumento dei contagi, le classi in DAD ci andranno ma non con tutti gli studenti. Si potrebbe infatti creare la situazione per cui l’insegnante dovrà fare lezione ai positivi vaccinati in aula e ai positivi non vaccinati in collegamento da casa. Senza contare poi la difficoltà nella gestione degli istituti scolastici che potrebbero vedere contagiarsi il personale che ne garantisce l’apertura come hanno rilevato alcuni presidi.
Il caos scuola potrebbe essere dietro l’angolo. Adesso si plaude al perfetto funzionamento del sistema, ma la scuola è ricominciata da solo una settimana. Fra due o tre, quando sembra raggiungeremo il picco, in che situazione saranno le scuole? È piuttosto plausibile che la DAD, la soluzione che Draghi vorrebbe evitare, scatti proprio in virtù delle nuove norme.
Del caos scuola che si potrebbe creare non sembra esserne conscio Draghi che, durante la piuttosto tardiva conferenza stampa di lunedì, ha fatto intendere come il sistema scolastico sia pronto a riprendere in sicurezza.
A non emergere è il motivo per il quale, non avendo fatto alcun lavoro strutturale sugli edifici, la scuola dovrebbe essere sicura. Ma poi la profonda incertezza in cui è il governo, contrariamente a quanto mostrato dal Presidente del Consiglio, lo dimostrano le compresse regole introdotte per il mondo della scuola.
Un modo per evitare il caos scuola c’era: completa fiducia nei vaccini, obbligo vaccinale per tutti gli studenti e stop a qualsiasi forma di isolamento. Rotta che oltre a limitare il caos scuola sarebbe stata più coerente con la narrazione scelta da Mario Draghi per riportare il Paese a vivere la normalità nonostante i contagi.
Elezione del Presidente della Repubblica: cominciamo
Siamo davvero a pochissimi giorni dalla prima chiama per l’elezione del successore di Sergio Mattarella alla presidenza della repubblica. Mai come oggi questo appuntamento sembra essere complesso e non di facile soluzione. Insomma, nelle nostre settimane politiche ci divertiremo parecchio.
Ma partiamo dalle basi perché come ho già scritto una volta: il gioco politico è interessante se si conoscono i dettagli, sono questi infatti a riservare le sorprese migliori. Quindi procediamo per gradi.
Il prossimo 24 gennaio alla Camera dei Deputati entreranno 1008 grandi elettori: si chiamano così gli onorevoli e i senatori, più i 62 delegati dai consigli regionali, riuniti in seduta comune per eleggere il Presidente della Repubblica.
Ci sono poi altri due numeri da memorizzare per provare i brividi lungo la schiena assistendo al grande spettacolo dell’elezione del Capo dello Stato. Questi due numeri sono: 672 la maggioranza dei due terzi, e 505 quella assoluta.
Ma come usiamo i numeri che ho dato appena sopra?
La Costituzione prevede una votazione particolare per eleggere il Capo dello Stato, ovvero: entro le tre prime votazione è eletto Presidente della Repubblica chi ottiene i due terzi dei voti e quindi ecco il nostro 672; dalla quarta votazione invece basterà la maggioranza assoluta e quindi il nostro 505. La maggioranza assoluta poi sarà il quorum per le successive votazioni se necessarie.
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Gli scenari che ci stanno accompagnando al primo scrutinio sono davvero troppi ai quali dobbiamo aggiungere un’assai maggiore debolezza dei partiti che potrebbe pesare nel voto. Mattarella? Draghi? Berlusconi? Questi sono i nomi che sentiamo citare più spesso come “quirinabili”. La storia dei presidenti però ci dice che della persona che poi sale sul Colle più alto non si sa nulla fino alla sua elezione. Sarà così anche questa volta? Io un nome in mente ce l’ho. Azzardo? Sì, ma la prossima settimana.